Quegli stramaledetti costi della politica

In un suo editoriale di alcune settimane fa comparso sul Venerdi di Repubblica, Curzio Maltese, lamentava come gli italiani sono irrazionali, chiedendo come primo provvedimento al governo e al Parlamento la riduzione radicale dei costi della politica, a cominciare dagli stipendi dei parlamentari. Si puo’ convenire con lui che tale riduzione, peraltro ancora controversa e dibattuta, non risolverebbe i gravi problemi dell’economia italiana. Anche nella ipotesi più rosea si potrebbe risparmiare un miliardo di euro, che come avrebbe detto un vecchio comico, Frassica, non sono bruscolini, ma certamente nemmeno risorse tali da far ripartire le imprese e il lavoro.

Tuttavia, pur essendo un estimatore di Maltese, non sono d’accordo con lui.
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Quello che è successo negli ultimi ventanni, che speriamo sono archiviati (ma sono archiviati???), è tale da far capire come e perché la gente, pur soffrendo la disoccupazione o una povertà che sempre più è palpabile, una vita scolastica e sociale sempre più depressa o vivendo in città sempre più abbandonata e non curate, implora, specialmente a coloro che si fanno fautori di un corso nuovo, di tagliare quegli stramaledetti costi e con essi di annullare gli straordinari privilegi di cui godono ancora e sempre i politici tutti.

Detta cosi è facile. Tutti percepiamo questa ingiustizia e lo spreco di denaro per consulenze, per un numero abnorme di deputati, per l’inutilità di un Senato che deve approvare quanto già è approvato dalla Camera, l’inutilità delle Provincie, ma per non parlare degli sprechi attraverso il finanziamento ai partiti e i casi in cui il denaro pubblico è stato utilizzato finanche per comprare la Nutella, o forsi la messa in piega dal parrucchiere.

I casi sono tanti ed un collega di Curzio Maltese, l’egregio Filippo Ceccarelli, li ha raccolti in un voluminoso libro (inquietante questo voluminoso) dal titolo (anche questo inquietante): “Come un gufo tra le rovine”, edito da Feltrinelli.

Riporto per brevità alcuni succosi esempi scelti a caso.

“Il ministro Scajola dà il buon esempio: in Giappone ha acquistato una pala eolica (Giornale 10/6/08). L’impianto è destinato alla sua casa di Imperia”.

“Beccata da un fotografo la presidente dei senatori del PD Anna Finocchiaro mentre fa la spesa da Ikea con alcuni poliziotti di scorta che le spingono il carrello (Chi 30/5/12). A uno di loro, con aria lievemente interrogativa, mostra una padella antiaderente”.

Ruby Rubacuori alla Procura della Repubblica di Milano (Repubblica 5/11/10): “Ero l’unica vestita e ho servito a Berlusconi un Sanbittèr”.

“Mozzarelle, ricotte, caciotte, pecorino. Nel bilancio del gruppo Pdl alla regione Lazio risultano versati 1380 euro alla cassa del Caseificio Valleverde di Bojano (Repubblica 23/9/12)”.

“In Lombardia sembrano più raffinati. Percio’ il faccendiere alla Sanità Dacco’, sempre lui, possiede una collezione di circa mille bottiglie di vino del valore di 300 mila euro (Repubblica 17/7.12). La pregiatissima raccolta è ospitata, per l’invecchiamento, nella cantina supertecnologica del ristorante milanese Sadler”.

Sono solo i primi esempi che mostrano non solo gli sprechi ma anche la follia in cui è caduta la politica italiana. Li ho trovati aprendo a caso il libro. E che dire della sterminata pubblicistica sul tema, a partire dal “mitico” La Casta di Giannantonio Stella?

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Ho voluto ricordarli, perché a volte ce ne dimentichiamo, spesso ne parliamo in modo astratto, contiamo i soldi sprecati senza dire come. E’ come quando si fa la contabilità dei cadaveri di immigrati al largo di Lampedusa. Cosi non vale è tutto generico freddo, ma se conosciamo le storie allora si che ne siamo coinvolti.

Si dirà, nulla di nuovo sotto il sole. E’ vero! Ma è questo il punto. Se la politica non fa un sincero mea culpa, e non rinuncia subito ai privilegi, tagliandosi magari gli stipendi e sforbiciando su spese inutili e dannose, andando a riformare le sue istituzioni, troppo e spesso utili solo ad aumentare il peso burocratico del paese, appesantendo il debito pubblico, se la politica non fa questo, nessuno potrà dargli credito.

Anche se è il momento dei fatti e delle cose concrete, occorrerebbe cominciare quasi francescanamente, spogliandosi delle ricchezze e di inutili ed odiosi privilegi.

Veleno

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