Il sale della vita

Ci sono libri che non smetteresti mai di leggere, piccole impalcature abbottonate intorno alla propria vita, immagini appena colorate, nascoste, ma che si muovono e compaiono tra i pensieri quando meno te lo aspetti.

Cerco un nome ad una sensazione, giro intorno ad una parola, e poi eccola, la rubo da una cascata, la soppeso, le do un senso, le regalo una storia e prima di chiuderla in un cassetto mi accorgo che è un dono, un’ emozione già letta o ascoltata, assaporata e tradotta dal mio immaginario.

C’è un libro piccolo, piccolo, per esempio, che non smetteresti mai di scrivere, il che è già un fatto straordinario.

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Un libro piccolo, piccolo già scritto, ma che è possibile continuare a scrivere all’infinito, con un po’ di ottimismo. “….una lista, un puro semplice elenco in un ‘unica interminabile frase scritta di getto, che ha preso forma a piccoli fiotti come un lungo monologo a mezza voce. Sono sensazioni, percezioni, emozioni, piccoli piaceri, grandi gioie, delusioni brucianti, e anche dolori….”

Una lista di fatti, assolutamente umani, che ciascuno può alimentare aggiungendo il suo contributo. Una esplorazione di trame intessute di odori, sensazioni, sentimenti, immagini che raccontano tutto ciò che rende unica una vita, che svela il suo personale sentire, emozionarsi, vivere.

E’ da circa un‘anno, da quando un amico caro me lo ha fatto scoprire, che continuo a scriverlo, a citarlo, a regalarlo, a raccomandarlo, a raccontarlo, a prestarlo.

Perché? Perchè mi emoziona, mi fa ridere, mi fa piangere, è un gioco in cui cado con estremo piacere, in cui voglio cadere, e quando sento che qualcuno è partecipe delle mie stesse passioni, che corrisponde al gioco delle mie sensazioni, non mi sfugge e nel giro di un cadere di foglia, di una folata di vento, il libro è suo, in una qualsiasi forma che il caso presenta.

Sbatto forte le porte per farlo sentire, rompo le scatole spesso, magari non lo cito ma in mente ho lui e il suo scorrere veloce e felice.

“Ma dai che ti lamenti, lo sai che i gelati tornano sempre d’estate?” “…E poi ci sono le polpette di mamma, lei rompe ma le polpette sono buone”….”Anche quest’anno farò una corsa il 24 dicembre alla ricerca dell’ultimo regalo” “ Vai ora così non corri, no?” “Ma sei matto? È perché dovrei sottrarmi alla corsa dell’ultimo minuto, al delizioso affanno del “presto prima che il negozio chiuda!”

Meraviglia! Cose così.

Come le chiacchierate serali con Francesca, che restituiscono una prospettiva finalmente seria alla giornata trascorsa.

Come i miei sandali rossi per l’estate.

Come una canzone di De Andrè che ritorna.

Come le risate di mio padre quando mi diceva:” ho visto passare il circo, mi sa che domani ti vendo come scimmia!” .

Io, prima, non lo sapevo che poteva essere un libro tutto questo sentire. So, certamente, che tutto quello che incornicia le storie umane, che può rendere dolci anche i momenti tristi, serie situazioni assolutamente ridicole oppure affettuose comunicazioni dolorose, colorano la vita, la rendono meravigliosa, la legano indissolubilmente all’ incanto del consorzio umano.

Se togli all’essere umano tutto ciò che da’ sostanza a queste emozioni, se lo spogli della sua naturale e sana empatia, incontri “Lo straniero”, così ben descritto da Camus, un uomo interrotto, che sopravvive ai suoi giorni, abulico, orribilmente estraneo e lontano a se stesso, alla sua vita e alla vita degli altri.

Si parlava, dunque, di sostanza feconda, che alimenta le passioni, le piccole gioie o le maestose incavolature quotidiane.

Raccontavamo di tutto ciò che da’ sapore, gusto, “sale alla vita” e il libro che descrive tutto questo prezioso nutrimento, in un elenco scivoloso, giocoso, caro, divertente, affascinante, è “Il sale della vita” di Françoise Héritier.

Un libro che raccoglie il perdersi di un amico, una mano tesa, una finestra aperta che offre lo sguardo su quei quotidiani, piccoli incanti assolutamente da non perdersi, pena il rischio di smarrire quell’ingrediente in più che da’ sapore e profondità alle emozioni vissute.

La gioia, per esempio, che si prova a prendere di corsa l’ultimo treno con il fiato in gola, o la rabbia per averlo perso.

Arrivare a scuola mescolata ad altri genitori, intravedere il faccino di Francesca dai vetri della porta, capire che già mi ha vista e mi accoglie esibendosi, solo per me, in sorrisi e linguacce.

E poi, meraviglioso! Eccolo quell’urlo assoluto, imperioso, perentorio dei piccoli guerrieri in grembiule che salutano festosi la campanella che gli annuncia la libertà e l’uscita da scuola.

Potrei continuare anche io, all’infinito, la mia lista. Se ci penso, ogni giorno della mia vita è stato valorizzato dalle sensazioni che l’hanno accompagnato. Sentire la gioia, la tristezza, il dolore, la speranza così come si avverte il caldo, il freddo sulla pelle e la fame delle mattine di lavoro, sostenute solo da un caffè frettoloso.

In questo gioco mi sento una campionessa. Il gioco del continuo ascoltare, percepire, osservare, fremere, sentire come le cose, le parole, le situazioni, gli sguardi si muovono dentro e dargli poi un senso e una collocazione.

Lo riscopro sempre questo libro, lo cerco quando supero una crisi, quando mi ritrovo innamorata, quando mi concedo il piacere della cioccolata o mi faccio conquistare dalla gioia dello scrivere, quando percepisco che tutto questo sentire, anche il dolore, la tristezza o la nostalgia, hanno un senso. Funziona così, a volte capita di attraversare la vita senza avvertirla, a volte l’assorbi tutta, fino al fondo della sua sostanza.

Françoise Héritier

Dice l’autrice: ”Come può constatare, carissimo Jean-Charles, non si tratta di alate speculazioni metafisiche o di meditazioni chissà quanto profonde sulla vanità dell’esistenza o sulla vita intima che arde in tutti noi. Si tratta semplicemente di imparare a fare di ogni istante della propria vita un tesoro di bellezza e grazia che si arricchisce in continuazione, per forza propria, e al quale si può attingere giorno per giorno. Niente di trascendentale, no?”

Concludo con la lista del “sale della vita” di una persona del centro di riabilitazione dalle tossicodipendenze per cui lavoro:

 1) Sono incazzato per le tasse processuali che devo pagare

2) Però sono anche felice perché ho ripreso la scuola e voglio imparare

3) Dopo 10 anni questo è il primo Natale che passo a casa, fuori da un carcere.

Marina Mancini

*****

N.d.r. Questo libro di Françoise Héritier ha riscosso un successone in Francia. Ed è arrivato anche in Italia. L’autrice è antropologa al Collège de France, allieva di Lévi-Strauss.

Presentazione dell’editore:

Il Sale della vita, ed.Rizzoli

Tutti conosciamo la felicità, e malgrado ciò ci sfugge. Questo libro ci insegna a ritrovarne le tracce, come briciole di pane nella memoria: vacanze, libri, amici, un pranzo in riva al mare, la maionese fatta in casa, una foto in bianco e nero, la tromba di Chet Baker, le dune di Dakar, una serata speciale sotto la pioggia sottile di Parigi… In un gioco di immagini, associazioni e rimandi Françoise Héritier compone una riflessione unica e commovente sull’essenza della vita, che è insieme esperimento letterario e inno d’amore per la quotidianità: vivo, sensuale, modulato con l’ironia e la finezza della grande intellettuale.

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2 Commentaires

  1. Il sale della vita
    Desidero ringraziare l’autrice di quest’articolo che, per quanto mi riguarda, è semplicemente prezioso. In questo momento della mia vita, in particolare. Sì, anche questo è sale della vita: trovare, ancora una volta, un aiuto inaspettato, qualcosa che mi faccia ‘tirare un sospiro di sollievo’ tra le tante difficoltà, conforto nel pensiero di un libro non ancora conosciuto che mi dia la possibilità di recuperare quanto di bello e di buono c’è e potrà esserci nella esistenza. La Speranza.

    • Il sale della vita
      Per Loredana
      Ogni volta che lascio andare un mio scritto mi chiedo sempre se andrà bene o male, se le cose che sento e poi scrivo, troveranno “casa”, se riesco a farmi capire fino in fondo. Il suo ringraziamento mi conferma che il mio sentire non è isolato ma che corrisponde al sentire di altre persone, che trova spazio, ascolto e condivisione.
      Questo mi riempie di gioia. E’ lei che mi ha fatto un regalo prezioso.
      Grazie
      Marina Mancini

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