A Venezia Mostra: Piccole riflessioni su immagini dell’Universo femminile.

Sia che si parli del profondo nord di “Piccola patria” che del profondo sud raccontato da Emma Dante che dell’ultimo Frears, come per altre opere, il cinema sembra riscoprire il ruolo della donna. Ecco alcuni significativi esempi della profondita di questo mondo.

Lido di Venezia. E’ la donna al centro (finora) delle opere presentate alla Mostra di Venezia, di quelle che lasciano commozione e tenerezza, rabbia e introspezione. “Piccola patria”, inserito nella rassegna Orizzonti, diretto da Alessandro Rossetto è un film apparentemente minore ma con una forte connotazione evocativa. Ambientato nel profondo nord-est, due amiche vivono le contraddizioni del nostro tempo, alle prese con vecchie e nuove migrazioni, malamente inserite e guardate con costante sospetto.

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Con una sceneggiatura fin troppo esuberante, il film incide sui troppi aspetti della vita sociale di quella piccola patria apparentemente normale, ma nella quale si annidano perversioni e ricatti, amori familiari e tradimenti. Il film dialoga in una strettissima lingua veneta (sottotitolata), come gli stessi albanesi e non comunitari alle prese con la loro marginalità.

E’il valore del danaro che riesce a mettere in secondo piano un seppur minimo bagliore di umanità. Le giovani vite subiscono sulla loro pelle l’ingiusta lotta fra tradizione e potere, fra modernismo e razzismo.
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Altre donne, in un duello formale quanto vibrante, sono quelle di “Via Castellana Bandiera” (in concorso) della esordiente Emma Dante, almeno per il cinema, dopo una applauditissima carriera teatrale. Le due donne in quel budello di strada fanno da contraltare alle ansie del nostro tempo, in questo profondissimo sud: Palermo, ma potrebbe essere altro luogo del mondo. Gli ultimi palpitanti minuti del film condensano la misura del disagio sociale in cui viviamo, come in una coinvolgente tragedia greca, con coro (il vicinato) ed eroi suburbani.

E’ palpitante il canto finale dei fratelli Mancuso, con voce rotta dal pianto, un lamento che allude ai Sud del mondo, quando cantano: “Cume è sula la strada, Chi doveva partire è partito, chi doveva piangere ha pianto, chi doveva morire è morto”.
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Altra donna di spessore è quella disegnata (nella storia vera) da Stephen Friers (spesso ispirato da grandi donne come in The Queen), che porta in luce la tragedia di “Philomena”, umiliata da un bigottismo violento nell’Irlanda della metà del secolo scorso. La donna è la splendida Judi Dench, la quale insegue il figlio “della colpa” strappatole da quella legge non scritta per “fin di bene”, dalle suore, forse per offrire una opportunità migliore, e intanto incassare la “vendita” a denarose coppie americane.

Profondità e rivelazioni, questo in breve l’immagine al femminile finora offerto.

Chiara Lostaglio

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