VENEZIA 70 : L’australiano Tracks e il tedesco The police officer-s wife per il Leone.

A pieno ritmo i film in concorso per il leone d’oro. Presentiamo Tracks (Orme) di John Curran nella magia dell’Australia e la vita quotidiana e familiare di un poliziotto tedesco
nel lunghissimo Die frau des polizisten del tedesco Philip Groning.

TRACKS di John Curran (Australia, 110’, v.o. inglese s/t italiano) con Mia Wasikowska, Adam Driver.

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1977. L’allora 27enne Robyn Davidson decide di attraversare in solitario l’Australia da Alice Springs, situata nella zona centrale del continente, a Uluru per arrivare all’Oceano Indiano. Per effettuare questa impresa utilizzerà 4 cammelli e la compagnia del suo cane. Robyn riuscirà a farsi sovvenzionare dalla rivista National Geographic che documenterà la sua attraversata attraverso gli scatti del fotografo Rick Smolan.

Dopo un percorso di 2.700 km svolto in nove mesi, ricco di territori impervi (pianure incontaminate, luoghi deserti spazzati da forti raffiche di vento e climi roventi) Robyn raggiungerà la sua meta. Durante il viaggio incontrerà alcuni aborigeni che l’aiuteranno a superare territori a loro sacri e una natura a volte ostile.

A raccontare ora questa storia affascinante per il grande schermo nel film dal titolo “Tracks” (Orme) basandosi sul bestseller della viaggiatrice (“Trackers”) è stato il regista e sceneggiatore statunitense John Curran (“Praise”, 1998; “I giochi dei grandi”, 2004; “Il velo dipinto”, 2006; “Stone”, 2010) che ha chiamato ad impersonare la “signora dei cammelli” la giovane attrice Mia Wasikowska (“Rouge” 2007; la serie televisiva “In Treatment” e “Defiance – I giorni del coraggio” del 2008; “Alice in the Wonderland” di Tim Burton, 2010) nata in Australia (Canberra 1989) da madre polacca e da padre australiano, entrambi fotografi. Curran, attraverso immagini splendide del territorio australiano (fotografia di Mandy Walker) inchioda lo spettatore per quasi due ore a vivere un’avventura fatta di sacrificio, coraggio e volontà di una ragazza indomita e orgogliosa, che ha dimostrato come anche le persone normali possono fare delle cose eccezionali. Nel film il fotografo Smolan è interpretato da Adam Driver (già visto in “Lincoln”) l’amico e compagno che starà accanto a Robyn fino alla fine del suo viaggio.

DIE FRAU DES POLIZISTEN (THE POLICE OFFICER’S WIFE) di Philip Gröning (Germania, 175′, v.o. tedesco s/t inglese/italiano) con Alexandra Finder, David Zimmerschied, Pia Kleemann, Chiara Kleeman, Horst Rehberg, Katharina Susewind, Lars Rudolph.

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Di tutt’altro genere è il film “Die Frau des Polizisten” (La moglie del poliziotto) del tedesco Philip Gröning (Dusseldorf, 1959). Il film, nella preponderante durata di quasi tre ore, illustra in 59 capitoli dalla lunghezza di circa tre minuti ciascuno, alcune immagini della vita di una giovane coppia sposata, Uwe (l’attore David Zimmerschied) agente di polizia, Christine (Alexandra Finder) casalinga, con una bambina Clara, di pochi anni. In capitoli che sono come dei quadri o dei flash di istanti della coppia, o insieme alla figlia – nei quali a volte però si innesta la figura di una persona anziana, osservata nella sua solitudine casalinga – si segue il percorso silenzioso della violenza domestica del poliziotto che in casa ha alcuni scatti d’ira, a causa dei quali si sfoga in maniera violenta sulla moglie.

Un percorso silenzioso di violenza perché a dimostrarla sono i segni, le ferite, le ecchimosi sul corpo di Christine. Lei che ama il marito anche se la fa soffrire. Lui che ritiene la donna l’oggetto del suo amore-odio forte, brutale, incapace di controllare i suoi improvvisi attacchi di collera. In mezzo c’è la figlia, testimone di questa inquieta vita, una bambina che capisce, ma cerca di non vedere, protetta dalla madre e a volte punita o premiata da un padre premuroso e autoritario.

Peccato che una storia che poteva essere raccontata e condensata meglio, sia stata diluita con immagini della natura (la fotografia è dello stesso regista) o di momenti inconsistenti a rappresentare il quadro della situazione mentre diventa sempre più drammatica (le canzoncine cantate dalla piccola, dal papà, dalla mamma e poi da tutti insieme). Un film un po’ troppo pretenzioso che poi finisce per annoiare.

Andrea Curcione

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