Venezia 70: La 28. Settimana della critica.

Siamo al via della 70^Mostra del cinema di Venezia. Diamo uno sguardo alle sezioni collaterali, quella della Settimana Internazionale della Critica e delle Giornate degli Autori. Due sezioni molto care ai “cinéphiles” di tutto il mondo. Partiamo con la “settimana della critica » e domani mattina, parleremo delle interessanti “giornate degli autori”.


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La 28. Settimana della Critica, autonomamente organizzata da una commissione del Sindacato Critici Cinematografici, prevede una selezione di opere prime in gara provenienti da diversi paesi, inclusi tre eventi speciali e un film sorpresa.
Il film d’apertura sarà la pellicola italiana d’animazione “L’arte della felicità” del regista Alessandro Rak. Autore di fumetti e pellicole d’animazione, Rak ha realizzato, con immagini evocative, una storia di due fratelli ambientata in una Napoli degradata, sotto una pioggia torrenziale.

Il simpatico attore Giuseppe Battiston è invece interprete di “Zoran, il mio nipote scemo”, del regista Matteo Oleotto (Italia, Slovenia 2013) in una commedia che si preannuncia divertente ambientata nel goriziano. Battiston è Paolo, un quarantenne che passa le sue giornate in osteria che un giorno è avvicinato da un ragazzo sloveno, Zoran, che afferma di essere suo nipote. Paolo cercherà di allontanare questo ingombrante parente, un po’ strano, fino a quando non scoprirà che il ragazzo è un fenomeno al gioco delle freccette. Allora l’uomo cercherà di sfruttare il suo talento. Nel cast c’è anche Roberto Citran.

C’è un po’ d’Italia anche in “White Shadow”, opera prima, coprodotta con Germania e Tanzania, di Noaz Deshe, filmmaker nato a Jaffa che vive tra Berlino e Los Angeles. Il film parla della persecuzione in Tanzania degli albini, i neri dalla pelle bianca che per la loro pigmentazione considerata strana, vengono considerati esseri demoniaci e quindi uccisi per essere usati da medici-stregoni per realizzare con alcune parti del loro corpo delle pozioni magiche. Dal 2008 al 2010 si sono consumati oltre 200 omicidi causati da questo tipo di stregoneria. La pellicola racconta di Alias, un ragazzino albino che vivrà sulla sua pelle (è proprio il caso di dire così) questa traumatica esperienza di pregiudizi. Una particolarità: il film è prodotto dall’attore Ryan Gosling.

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“L’Armèe du salut” (L’esercito della salvezza) è invece la pellicola d’esordio di produzione franco-marocchina dello scrittore arabo Abdellah Taïa. Una storia di una famiglia e di un giovane, tra omosessualità e incomprensioni ambientata tra Casablanca e Ginevra.

Si muove invece tra realtà e finzione “Aterträffen” (La riunione) della “visual artist” svedese Anna Odell, lei stessa interprete del film. Una cupa riunione di classe, uno scontro dialettico, e poi la realtà che entra nella finzione sono i temi di questa storia particolare che mette in luce alcune strane dinamiche di gruppo.

Altre circostanze, con un’altra classe e la scuola. La morte di una studentessa è al centro della trama di “Razredni sovražnik” (Nemico di classe) del regista sloveno Rok Biček. I suoi compagni incolperanno un loro professore – e i suoi metodi di insegnamento autoritari – ad aver istigato la ragazza al suicidio. La grave accusa genererà dinamiche contraddittorie ove non tutto appare così definito. E la verità non sarà semplice da trovare.

Il Cile è presente con due pellicole: “Las niñas Quispe” (Le ragazze Quispe) di Sebastiàn Sepùlveda e “Las analfabetas” (Le analfabete) di Moisés Sepùlveda. Nella prima pellicola si racconta la storia di tre sorelle che vivono sull’altopiano cileno allevando capre. La notizia di una nuova legge che potrebbe stravolgere il loro stile di vita le porterà a mettere in discussione il loro avvenire e le condurrà a una scelta che si renderà tragica. Il film è basato su una vicenda avvenuta realmente in Cile nel 1974.
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In “Las analfabetas” (Le analfabete) di Moisés Sepùlveda (non ha nessun legame di parentela con il regista precedente) pellicola che chiuderà la rassegna, viene raccontata in toni da commedia la storia una cinquantenne che vive in solitudine per nascondere il proprio analfabetismo e quella di una giovane insegnante disoccupata. Un giorno le loro vite si intrecceranno quando l’insegnante riuscirà a convincere la donna a imparare a leggere: quest’ultima potrà così riuscire a comprendere una lettera ricevuta nella sua infanzia da suo padre prima che l’abbandonasse.

Completa la rassegna il film in concorso inserito “a sorpresa” a pochi giorni dall’inizio della Mostra. Si tratta del film cinese “Shuiyin Jie” (Trap Street) della regista Vivian Qu. La pellicola racconta la storia di un giovane apprendista di una compagnia di sistemi satellitari che ha il compito di mappare le strade di una città, così da mantenere aggiornato il programma. Un giorno incontrerà una donna giovane e attraente che improvvisamente scompare alla sua vista in una stradina tranquilla. Attraverso i suoi sistemi di rilevamento, il giovane cercherà di ritrovare la donna che lo ha terribilmente affascinato.

Infine segnaliamo il documentario “Lino Miccichè, mio padre. Una visione del mondo” del figlio Francesco. La vita di un importante intellettuale, critico e storico del cinema (Caltanissetta 1934 – Roma 2004) raccontato attraverso il materiale fornito da Rai Teche, l’Archivio del Movimento Operaio e da RaroVideo e gli interventi di registi come Bertolucci, Bellocchio, Maselli, oltre a vari intellettuali che lo hanno conosciuto da vicino.

Andrea Curcione

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