A Venezia il Leone torna a ruggire.

Alla scoperta di sezioni, registi e film della 70. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica del Lido. Intensa la sezione dei film in concorso, ma spazio anche al cinema più popolare con molte stars e tra le numerose sezioni, molte opere prime e giovani autori. Con la direzione di Alberto Barbera, si inizia con un tuffo nel passato, la copia restaurata di: « Le mani sulla città » di Francesco Rosi. Con Altritaliani per seguire il festival da vicino.


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Sarà il film di Francesco Rosi, “Le mani sulla città” ad avere l’onore di fare la preapertura, il 27 agosto, in Campo San Polo a Venezia, della 70° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica (dal 28 agosto al 7 settembre). Esattamente mezzo secolo fa, nel 1963, questo film, ancora attuale, opera di uno dei più importanti maestri della cinematografia contemporanea italiana, vinceva il Leone d’Oro alla XXIV Mostra del Cinema. Adesso la pellicola, nella nuova versione restaurata dalla Cineteca Nazionale, potrà essere ammirata di nuovo dal pubblico oppure scoperta dalle nuove generazioni.

Anche quest’anno, la Mostra, sotto la direzione di Alberto Barbera, offrirà delle selezioni interessanti. Venezia 70, con i suoi film in concorso, presenta 20 opere in prima assoluta, provenienti da quasi tutto il mondo. La sezione Orizzonti, nella quale confluiscono le nuove tendenze del cinema mondiale tra lungometraggi e corti d’autore. Seguono poi le sezioni dei film Fuori Concorso e quella dei film Classici restaurati e di documentari sul cinema, e infine alcune proiezioni speciali e lo spazio “Biennale College – Cinema”, un laboratorio aperto ai giovani filmmakers per produzioni a “low budget”, in partnership con Gucci.

Una giuria prestigiosa vaglierà le opere in concorso; a presiederla è stato chiamato il regista Bernardo Bertolucci che ha accettato di buon grado ed è felice di provare questa esperienza a Venezia.

Ad affiancarlo in questo appassionante compito saranno i colleghi giurati Andrea Arnold, regista e scrittrice inglese, Renato Berta, importante direttore della fotografia di nazionalità franco-svizzera, l’attrice tedesca Martina Gedeck, l’attore e regista cinese Jiang Wen, il regista, sceneggiatore e produttore cileno Pablo Larraín, l’attrice francese Virginie Ledoyen, il compositore musicista e produttore giapponese Ryuichi Sakamoto e infine l’attrice e scrittrice americana Carrie Fisher.
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Tra le pellicole in concorso troviamo nomi di registi noti, un po’ meno, ed esordienti. L’Italia è presente con tre film: “L’intrepido” di Gianni Amelio (che ritorna a Venezia in concorso dopo quindici anni da “Così ridevano”) e interpretato da Antonio Albanese nei panni di un precario lavoratore di oggi; “Via Castellana Bandiera” una sorta di duello automobilistico al femminile in una via di Palermo della drammaturga siciliana Emma Dante, e il documentario “Sacro GRA” di Gianfranco Rosi che racconta il traffico del grande raccordo anulare di Roma.

Per i film stranieri in concorso spiccano i nomi dei registi Philippe Garrel (“La jalouise” con Anna Mouglalis), Amos Gitai (“Ana Arabia”), Stephen Frears (“Philomena”), Errol Morris ( con il documentario“The unknown known: the life and times of Donald Rumsfield”), Terry Gilliam (“The Zero theorem”) e Hayao Miyazaki (“Kaze Tachinu”). L’attore James Franco esordisce dietro la macchina da presa con la pellicola “Child of God”, basata sull’omonimo romanzo di Cormac McCarthy.

Tra le 31 opere internazionali presenti nella sezione Orizzonti vi sono lungometraggi, corti, documentari. Per l’Italia spiccano le pellicole “Quello che resta” di Valeria Allievi (documentario), “Il terzo tempo” di Enrico Maria Artiale, “Un pensiero Kalasnikov” di Giorgio Bosisio, “The Audition” di Michael Haussman, “Medeas” di Andrea Pallaoro, “Still Life” di Uberto Pasolini, “Piccola patria” di Alessandra Rossetto e infine “La prima neve” di Andrea Segre (che a Venezia esordì nel 2011 con « Io sono LI »)

A valutare le pellicole della sezione Orizzonti sono stati chiamati: il regista statunitense Paul Schrader (che è anche il presidente della giuria), la regista francese Catherine Corsini, il regista italiano Leonardo Di Costanzo, l’attrice iraniana Golshifteh Farahani, la regista belga Frederic Fonteyne, l’attrice russa Ksenia Rappoport e l’attore egiziano Amr Waked.

Ad essi si affiancano anche i membri della giuria internazionale del Premio Venezia Opera Prima “Luigi de Laurentiis” (presidente la regista dell’Arabia Saudita Haifaa Al Mansour) che premieranno con il Leone del Futuro una pellicola tra tutte quelle delle sezioni in concorso.

Dopo l’inaugurazione ufficiale, con gran cerimoniere ancora una volta il Presidente della Biennale Paolo Baratta, la madrina di quest’anno, la bionda e slanciata modella e attrice palermitana Eva Riccobono (classe 1983) darà inizio alla kermesse. wong-kar-wai.jpg

La Mostra si aprirà con il film fuori concorso di fantascienza in 3D “Gravity” di Alfonso Cuaron, protagonisti George Clooney e Sandra Bullock che interpretano due astronauti su uno shuttle in avaria nello spazio. Per il regista Cuaron è un gradito ritorno alla Mostra di Venezia, dove esordì nel 2001 con la pellicola “Y tu mama tambien” che vinse l’Osella d’Oro per la miglior sceneggiatura (sua e del fratello Carlos) e il premio Mastroianni per gli attori esordienti Gael Garcia Bernal e Diego Luna. Infine nel 2006 Cuaron ritornò a Venezia per presentare in concorso “I figli degli uomini”, che ricevette l’Osella per la Miglior fotografia, opera di Emmanuel Lubezki, il direttore della fotografia che ha lavorato anche per “Gravity”.

Tra i titoli che faranno da richiamo alla Mostra vi sono da segnalare la pellicola fuori concorso di Paul Schrader (presidente della giuria Orizzonti) “The Canyons”, con la sceneggiatura dello scrittore Bret Easton Ellis (“American Psycho”) e l’interpretazione dell’irrequieta attrice Lindsay Lohan e del pornoattore James Deen. Una storia che si preannuncia bollente, anche se negli Stati Uniti le critiche hanno stroncato il film. Il regista coreano Kim Ki-Duk, dopo il Leone d’Oro conseguito con il suo film violento “Pietà”, quest’anno ritorna a Venezia, fuori concorso, con “Moebius”, un’altra pellicola con scene violente di sesso, sangue, incesto ed evirazioni al limite del tollerabile. Altro film scandaloso dovrebbe essere “Gerontophilia”, dell’affermato regista del settore porno-gay Bruce LaBruce; la storia parla di un teenager che ha una relazione profonda e di sentimenti con un anziano ottantenne.
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Ragazzini che si vendono sono anche nel film “Eastern Boys” del franco-marocchino Robin Campillo. Sono giovani dell’Est che adescano clienti nelle stazioni parigine, fino a quando uno di essi non viene coinvolto in un dramma. Anche nell’”Armée du salut”, del connazionale Abdellah Taïa (Settimana della Critica) vi è la difficile esistenza di un giovane omosessuale che lascia il Marocco per Ginevra. In “Piccola Patria” di Alessandro Rossetto (Orizzonti) sono i giovani del Nordest al centro di vicende buie di emarginazione, sesso e denaro. Invece nella pellicola in concorso del greco Alexandros Avranas (“Miss Violence”) il suicidio di una bambina il giorno del suo compleanno porterà alla luce i torbidi misteri della sua famiglia.

Di sicuro invece tra i film più attesi vi sono “The Zero Theorem” di Terry Gilliam, il visionario regista inglese, ex “Monty Phyton”, con questo suo film di fantascienza racconta di un futuro guidato dalle corporazioni, dove un hacker (interpretato da Christopher Waltz) rinchiuso nel suo bunker dal quale controlla il mondo, cerca di scoprire l’algoritmo che spieghi l’esistenza umana e il motivo di quella condizione sociale. Nel cast vi sono anche Matt Demon, Melanie Thierry e Tilda Swinton. Si preannuncia drammaticamente toccante la pellicola “Philomena” di Stephen Frears. Basata sul romanzo di Martin Sixsmith “The Lost Child of Philomena Lee”, racconta di una donna irlandese (l’attrice Judi Dench) che è costretta ad abbandonare il proprio figlio per andare in convento. Molti anni dopo la donna si metterà alla ricerca del ragazzo, che nel frattempo è stato adottato da una famiglia americana.

Scarlett Johansson è invece la protagonista del film di fantascienza “Under the Skin” diretto dall’inglese Jonathan Glazer. Nicholas Cage è invece “Joe” che dà il nome al film di David Gordon Green (basato sul romanzo dello scrittore Larry Brown). La storia di un ex detenuto, con un passato da dimenticare, che vive in una cittadina del Texas, e della sua amicizia con un ragazzo (l’attore Tye Sheridan) che cercherà di proteggere da incontri pericolosi. L’attore Tom Hardy è invece l’interprete del thriller “Locke” un thriller ad alta tensione diretto dall’inglese Steven Knight (sceneggiatore de “La promessa dell’assassino”) e prodotto da Joe Wright. Hardy veste i panni di un rispettabile uomo d’affari inglese che un giorno, dopo una drammatica telefonata, è obbligato a mettere in gioco il suo lavoro, la sua carriera e la sua famiglia in una frenetica corsa contro il tempo.

James Franco, dicevamo, arriva a Venezia nelle vesti di regista, produttore e attore del film “Child of God” terzo romanzo delle pubblicazioni dello scrittore statunitense Cormac McCarthy (“Non è un paese per vecchi”). Vedremo se James Franco è riuscito a trasportare sul grande schermo questo romanzo, scritto da McCarthy nel 1968, e pubblicato nel 1973. “Figlio di Dio” racconta la storia di Lester Ballard, un diseredato, un uomo violento che sprofonda sempre più in un abisso di criminalità e di degrado.

Altra pellicola di straordinaria drammaticità sarà “Parkland” opera prima del regista Peter Landsman. A quasi 50 dall’omicidio di John Fitzgerald Kennedy, ucciso a Dallas il 22 novembre del 1963, ecco un film prodotto da Tom Hanks e interpretato, fra gli altri, da Zac Efron, Paul Giamatti, Billy Bob Thornton, Marcia Gay Harden, dove vengono raccontati i momenti concitati vissuti dal personale medico del Parkland Hospital, l’ospedale della cittadina del Texas, dopo l’arrivo del presidente ferito mortalmente dai colpi sparati da Lee Harvey Oswald. Il film è basato sulla ricostruzione dei fatti del libro “Reclaiming History: The Assassination of President John F. Kennedy” dell’ex procuratore Vincent Bugliosi.

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Inoltre ci fa piacere la presenza a Venezia dell’ultima pellicola del Maestro dell’animazione giapponese Hayao Myazaki dal titolo “Kaze Tachinu” (Si alza il vento) ispirato da un racconto dello scrittore Tatsuo Hori e basato su un manga dello stesso Myazaki. Il pluripremiato disegnatore (Oscar nel 2003 per “La città incantata”, Leone d’Oro alla carriera a Venezia nel 2008) dopo aver portato alla Mostra “Il castello errante di Howl” (2004) e “Ponyo sulla scogliera” (2008) adesso è di nuovo in concorso con il lungometraggio (126 minuti) realizzato dal suo Studio Ghibli, che racconta la storia di un ragazzo giapponese, Jiro Horikoshi, che sogna di realizzare aerei e che un giorno diventerà un apprezzato ingegnere aeronautico, colui che nella realtà svilupperà i famosi aerei da caccia Mitsubishi A6M usati poi da kamikaze durante la Guerra del Pacifico. Il film in Giappone, pur realizzando subito un successo nei cinema, ha però suscitato alcune polemiche nei confronti di Myazaki (anche su padre è stato un ingegnere aeronautico, e la passione per gli aerei gli è stata trasmessa da lui, vedi “Porco rosso”) perché la pellicola sembra indugiare su un passato nostalgico militarista nipponico. Il regista però ha smentito questa interpretazione; nel suo film – egli ha spiegato – conta solamente la libertà d’immaginazione e l’idea del volo.

Tra i documentari, invece, segnaliamo “Che strano chiamarsi Federico”, un omaggio a Fellini da parte di un altro regista: Ettore Scola. “La voce di Berlinguer” di Mario Sesti e Teo Teardo e “Summer 82. When Zappa Came to Sicily” di Salvo Cuccia, quando il celebre cantautore statunitense venne in Italia per un concerto che però si dovette interrompere pochi minuti dopo l’inizio.
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Il documentario “Amazonia” in 3D di Thierry Ragobert, dedicato alla flora e la fauna della foresta equatoriale, chiuderà la manifestazione il 7 settembre.
Segnaliamo inoltre la retrospettiva “Venezia Classici”. La retrospettiva dedicata ai film classici restaurati e ai documentari sul cinema degli anni Quaranta e Settanta. Si potrà rivedere anche la pellicola drammatica “Il salario della paura” del regista William Friedkin (1977) che sarà a Venezia per ritirare personalmente il Leone d’Oro alla Carriera.

Concludiamo questa lunga carrellata con l’idea della Mostra del Cinema che per il suo Settantesimo compleanno ha chiesto a 70 registi di realizzare altrettanti cortometraggi di durata compresa fra i 60 e 90 secondi, in totale libertà creativa per celebrare questo evento. L’iniziativa è stata chiamata “Future Reloded”. Tra gli autori che hanno aderito ci sono grandi maestri, affermati registi e giovani di talento di ogni latitudine. Da Bertolucci a Kiarostami, da Monte Hellman a Shekhar Kapur. Questo importante riassunto della cinematografia contemporanea mondiale si potrà vedere per tutto il periodo della Mostra.

Andrea Curcione

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Andrea Curcione
Andrea Curcione è nato e risiede a Venezia dal 1964. Laureato in Storia all'Università Ca'Foscari di Venezia, ama i libri, la scrittura, la fotografia e il disegno. Giornalista pubblicista, ha pubblicato alcuni racconti e romanzi noir di ambientazione veneziana. Si occupa soprattutto di critica cinematografica, ma per Altritaliani scrive anche di avvenimenti culturali e mostre di particolare interesse che si inaugurano nella città lagunare.

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