In Crimini in laguna, una Venezia da brividi.

“Crimini in laguna”, disponibile ormai anche nelle librerie italiane di Parigi, è l’opera prima di Andrea Curcione, un veneziano doc che racconta di un’altra Venezia, non la serenissima, romantica e turistica ma l’inquietante e misteriosa città teatro di racconti noir secondo la migliore tradizione italiana.

No, non è vero. Venezia non è solo i colori del Carnevale, i coriandoli che volano in aria. Dietro le maschere e non solo della festa, si nascondono storie, inquietudini, misteri, segreti inconfessabili. Tra le mura delle calle, fra le antiche pietre, si nasconde un mondo che ignora i turisti e che i turisti ignorano. Le serene acque della laguna nascondono segreti.

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Il nero si addice a Venezia. La prova? L’ottima opera prima di Andrea Curcione: “Crimini in laguna” che raccoglie cinque lunghi racconti, scritti tra il 1990 e il 2010, tutti di ambientazione veneziana, ora raccolti e pubblicati da una piccola e combattiva casa editrice (Piazza Editore – €. 14,00). Un libro che, soprattutto grazie al passaparola, sta già riscuotendo un successo di critica e di vendite, non mi stupirei se diventasse un caso letterario, specie per un genere (il giallo noir italiano), che si è saputo spesso distinguere per originalità e gusto letterario. Tanto da determinare nel genere una scuola a se, ben distinta da quelle pure celebri del thriller inglese o del polar francese per non parlare dei classici americani.

Dicevamo cinque racconti lunghi.

In tutti sono presenti alcune peculiarità del romanzo giallo da Carlotto a Camilleri o lo stesso Lucarelli per citare solo alcuni dei maestri del genere, anche se a tratti, con le dovute differenze anche di ambiente, Curcione ricorda il più classico Scerbanenco.

Storie di pregnante umanità, dove spesso diventa difficile distinguere il buono dal cattivo, il giusto dall’ingiusto e quindi il morale dall’immorale.
Come nella migliore tradizione letteraria italiana del genere, qui non ci sono tenenti Colombo buoni e saggi, nemmeno edificanti figure di commissari come Maigret, neppure lo snobbismo moralista di un Nero Wolf, qui si incontrano personaggi che magari ogni giorno ci sfiorano per strada, che insidiosamente sono come noi, che a volte hanno desideri criminali come puo’ capitare anche ai più insospettabili.

Se i personaggi sono ben costruiti è proprio per la loro verosimiglianza ai nostri vicini. E da diversi anni in Italia non c’è nulla di più verosimile, dell’imprevedibile.

Tutti i racconti sembrano a loro volta lucidi indizi su questo ultimo ventennio di storia italiana, che con fatica ci si cerca di archiviare.

C’è veramente tutto il campionario di un’Italia che molti dicono di odiare ma che molti praticano con impegno e diligenza, salvo poi dichiararsene indignati.

Questo libro è una delle migliori prove che questo non è un paese per moralisti e che dopo un pesante ventennio non lo è neanche per educande e benpensanti. Questo è diventato un paese dove la solidarietà, l’innocenza e l’attenzione per il prossimo ce la si deve riconquistare con fatica e pazienza.

C’è finanche la lotta generazionale, emblematicamente raccontata in “Intrigo a Venezia” del 2002 con zio e nipote loro malgrado complici e poi rivali in una intrigata storia di morti, soldi e inganni, scritta in un intenso ritmo e con vertiginosi colpi di scena tra Venezia e in conclusione Genova.

Foto di Andrea Curcione

Curcione è anche esperto di cinema, frequentatore di festival cinematografici e di casa alla Mostra di Venezia. Traduce nelle sue storie scritte la sua grande capacità immaginativa e filmica, riuscendo a dare alla sua scrittura lo stesso ritmo e le stesse capacità immedesimative che sono tipiche delle più riuscite opere cinematografiche. Se ne ha un saggio (ma è una costante di tutto il suo stile narativo) in “Nero Veneziano” del 1990, dove anche se l’incidente di premessa (l’amante che ti muore in casa all’improvviso, mentre il marito è a lavoro) ricorda a parti invertite il caso letterario del romanzo di Javier Marias: “Domani nella battaglia pensa a me”, in realtà, si tratta solo di una coincidenza o al più di uno spunto di partenza, dato che poi la vicenda, nel racconto di Curcione, si sviluppa in tutto il suo pathos, con l’imprevedibilità e i rischi dei più incalzanti film gialli, ma anche con una incredibile, e questa tipica si’ del giallo italiano, veridicità. Proprio la circostanza che i personaggi potrebbero essere chiunque di noi, rende il racconto estremamente coinvolgente.

E poi, sempre colpi di scena, che veramente non posso anticipare, ma che spesso lasciano un retrogusto amaro, letterario, come in un Gadda o in un Germi che ne tradusse il suo più celebre romanzo nell’indimenticabile: “Un maledetto imbroglio”.

Sangue e sofferenza a profusione nello scontro criminale alla base del più insolito: “Ladri di ricordi” del 2004.
Dove in una caldissima ed estiva Venezia si confrontano un ladro strepitoso, un imprendibile Arsenio Lupin, che incappa nella vittima sbagliata.

Si sa, la casualità è un po’ il sale del romanzo giallo, ma in questo caso diventa anche la carne del racconto. Naturalmente non posso dire molto, ma certo i ricordi che si rischia di rubare tra veri e falsi sono anche una metafora di quello che della nostra storia. Una storia che si rischia di perdere tra verità e falsità o nella migliore delle ipotesi, false interpretazioni.

Peraltro, proprio in questo racconto, in questa doppia criminalità a confronto, anche il lettore si trova spiazzato, essendo costretto nel corso delle pagine a modificare il suo posizionamento e la sua partecipazione per l’uno o l’altra dei protagonisti.

Curiosamente Curcione spesso pone l’uomo e la donna contro, quasi in una complementarietà conflittuale che appare spesso inevitabile, anche in virtù di una società che cambia e che rende sempre più esplicito e duro il conflitto tra i sessi. Tema di drammatica attualità, se si considera che uno degli effetti tragici, di questa fase di trasformazione si è avuto perfino con il nascere di un neologismo: “femminicidio”.

E’ proprio il caso di: “Un piano perfetto” del 2002, terzo racconto della cinquina, con il classico e diabolico triangolo: Lui, Lei e l’altro. Dove piani e contropiani dettati d’amore e affari di incontrano e scontrano tra Venezia e Cortina d’Ampezzo in montagna, seconda ed ultima evasione dalla laguna concessaci da Curcione. Un sottile gioco di detto e non detto, con evocazioni ancora cinefile che ricordano i diabolici intrighi di Hitchcock o di grandi classici come: “Merletto di mezzanotte” (Midnight Lace) del meno noto ma efficacissimo David Miller.

Ma qui si dimostra che non sempre l’amore trionfa. E proprio questa considerazione rende profondamente italiano il giallo in laguna.

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A chiudere, scritto nel 2010 “Acqua alta” dove, come in altri racconti, i protagonisti sono immigrati -Venezia si sa è da sempre terra di frontiera -, ma anche una madre coraggio e i suoi banbini.

Un vivacissimo racconto dove all’imprevedibilità delle conseguenze dell’acqua alta si aggiunge una storia di droga ed appunto extracomunitari che se ne contendono una partita, con estrema violenza e ancora una volta verosimiglianza alla cronaca ahimé, spesso quotidiana.

Solo che nella caccia alla lepre che fugge con la “preziosa” refurtiva e i suoi killers si inserisce una giovane libraia e poi i suoi figli. In un clima crescente di tensione e violenza.

Curcione è abile a non cadere in facili moralismi, né nella tentazione a voler ostentare comprensione per gli extracomunitari che di partenza sono sfavoriti. Li guarda in modo acritico ed amorale e per questo da lettori gli saremmo per sempre grati.

Anche nell’ultimo racconto i colpi di scena non mancano e quando sembra di intuire la soluzione più semplice e rassicurante, ecco che qualcosa d’altro avviene, rendendoci ogni previsione vana. Del resto questo è il segreto del giallo, ma anche di una città d’indubbio fascino che non è uguale a nessun altra che nella sua insolita e carnevalesca allegria, nel suo amore per la finzione (a cominciare dal cinema), che nelle sue penombre e nelle sue lente acque lagunari di misteri ne nascone tanti veri ed alcuni falsi.

“Crimini in laguna” è un libro da leggere con il gusto sadico di affrontare se stessi e le proprie paure.

Resta un auspicio, che qualche editore francese o di altrove ne curi una traduzione, credo possa essere un sicuro successo editoriale se si considera anche che con Firenze, Venezia è la città italiana più amata all’estero e in particolare in Francia.

Nicola Guarino

TITOLO: Crimini in laguna – Racconti

AUTORE: Andrea Curcione

CASA EDITRICE: Piazza Editore

PAGINE: 300

ANNO DI PUBBLICAZIONE: 2012

GENERE: Racconti noir

Il libro è ormai disponibile nelle librerie italiane di Parigi:


 La Libreria

89, rue du Fbg Poissonnière, 75009 Paris

tel 01 40 22 06 94

http://www.libreria.fr/store/


 La Tour de Babel

10, rue du Roi de Sicile, 75004 Paris

tel 01 42 77 32 40

http://www.librairieitalienne.com/

BOOKTRAILER DI « CRIMINI IN LAGUNA »

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Nicola Guarino
Nicola Guarino, nato ad Avellino nel 1958, ma sin dall’infanzia ha vissuto a Napoli. Giornalista, già collaboratore de L'Unità e della rivista Nord/Sud, avvocato, direttore di festival cinematografici ed esperto di linguaggio cinematografico. Oggi insegna alla Sorbona presso la facoltà di lingua e letteratura, fa parte del dipartimento di filologia romanza presso l'Università di Parigi 12 a Créteil. Attualmente vive a Parigi. E’ socio fondatore di Altritaliani.

1 COMMENTAIRE

  1. In Crimini in laguna, una Venezia da brividi.
    Post del 22 mai 2013 à 17h38min par Nicola Guarino —

    In risposta a Geneviève P. che ha scritto alla nostra redazione:

    Gentile Signora, potrà trovare il libro nelle librerie italiane a Parigi a partire dai primi di Giugno. Le librerie che io conosco sono « La Tour de Babele » e « La Libreria ». Le preannuncio anche che stiamo in contatto con l’autore per cercare di organizzare, dopo l’estate, una presentazione del libro con Lui. Avrà cosi anche l’occasione per incontrarlo. Come vede tra poco, oltre che sognarlo, Crimini in laguna potrà anche leggerlo.

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