Linking Cultures. Giovani e futuro: oltre i punti interrogativi!

Non c’è solo disfattismo tra le giovani generazioni: lo sguardo al futuro è pieno di aspettative oltre che di incertezze, ma una tra le tante risposte trovate è quella di “Linking Cultures”, giovane progetto ternano decisamente degno di nota! L’obiettivo del progetto – spiegano gli organizzatori – è collegare le pratiche culturali giovanili attraverso confini, generazioni e istituzioni, per sviluppare un senso di cittadinanza europeo.

“Sai che la settimana prossima parto per la Danimarca?”

Tutto iniziò proprio con questa domanda una sera in cui mi ero incontrata con una carissima amica (mia coetanea, con cui ho vissuto (anche!) cinque anni di superiori, seppur in sezioni diverse) che mi ha aperto davvero un mondo, quello di “Linking Cultures”.

Si tratta di un progetto europeo, nell’ambito di Youth In Action, in cui sono coinvolti ragazzi danesi, ragazzi lettoni e, ovviamente, ragazzi italiani, più nello specifico ternani.

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Una volta tornati dalla Danimarca (Holbæk, un paese a un’ora da Copenhagen) ci siamo incontrati con Ilaria, Emilio e Francesco, che mi hanno trasmesso tutto il loro entusiasmo per il progetto, catapultandomi in una dimensione parallela, in cui i giovani riescono a far sentire la propria voce, a confrontarsi con i loro coetanei per riuscire a costruire qualcosa di valido e concreto e, soprattutto, vengono presi in considerazione sul serio. Incredibile? Un po’ sì, visto il momento che stiamo vivendo da qualche anno; ma più che incredibile lo definirei inatteso, ecco.

“Linking Cultures è nato per caso”, dice Emilio, “un mio amico che collabora anche lui con Radiophonica, verso settembre mi telefona e mi chiede se fossi disponibile per andare in Danimarca per un progetto sulla radio; mi sono messo in contatto con Marco Carniani che mi ha spiegato che si trattava di una visita di fattibilità e che i temi del progetto erano media, cultura e giovani. Non sapevamo cosa ci attendesse, oltretutto in Comune ci avevano detto di non accettare di fare nulla a priori, dovevamo solo andare a prendere conoscenza e poi riferire, visto il periodo non proprio facile che sta affrontando il Comune.

L’ambiente era estremamente amichevole e durante quei primi incontri ci siamo concentrati su quali fossero i problemi legati ai giovani nelle nostre culture; è nato così il discorso su come avvicinare i giovani alla loro cultura, alla loro società, alle generazioni precedenti e come coinvolgerli in attività, tutto per promuovere l’utilizzo dei media. I giornali cartacei stanno vivendo un periodo di crisi perché i giovani non li leggono più e così hanno investito su questo progetto. Il coordinatore ha raccolto le informazioni che ci siamo scambiati in quei quattro giorni per lavorare al progetto e presentare l’application form; il progetto è stato approvato subito, inaspettatamente, a dicembre!”

“A gennaio siamo andati su insieme e la maggior parte del tempo abbiamo lavorato per organizzare la settimana che abbiamo poi vissuto a marzo” continua Francesco, “abbiamo scelto gli obiettivi, le aspettative…”

Emilio: “Ma a Terni non ci avevano approvato il progetto né tanto meno il budget, quindi noi ne parlavamo, sì, ma molto in linea teorica! I soldi per andare su ce li ha prestati Marco Carniani, quindi ancora era proprio un sogno!”

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Francesco: “Un sogno che poi alla fine si è realizzato: è l’unico progetto giovanile che è stato finanziato anticipando i soldi e restituendo i soldi che abbiamo speso!”

Emilio: “In Comune ci hanno detto chiaro e tondo che “Questa attività che state vivendo e a cui state lavorando è un vero e proprio miracolo, siatene consapevoli!”. Oltretutto siamo anche stati l’unica delegazione ad aver scelto i partecipanti con un avviso pubblico: si sono presentati 35 persone delle 42 iscritte e da quei 35 ne abbiamo selezionati 6. Organizzato tutto in una settimana/dieci giorni…”

Francesco: “… e ci siamo dimostrati, modestia a parte, molto organizzati e capaci! Ogni delegazione poi doveva presentare un progetto, alla fine della settimana e quello della Lettonia è stato quello della “Nazione più pulita” entro il 2014…”

“Prendendo spunto da qualcosa di concreto presente in Danimarca, dovevamo ipotizzare qualcosa di concreto da poter cambiare nel nostro Paese ispirandoci ai danesi!” mi spiega Ilaria, “Loro si sono fatti ispirare dalla presenza, all’ingresso del centro commerciale, di alcune macchine che risucchiavano le lattine e ti davano dei soldi in cambio; così hanno deciso di affrontare il tema dell’ecologia.”

Francesco: “Noi invece abbiamo affrontato il tema della rivalutazione degli spazi: in città stanno togliendo molti spazi giovanili e ce ne sono molti altri inutilizzati! Altri sono spazi utilizzati ma non al massimo o altre realtà non finanziate dal Comune… concentrare così la “potenza” dei centri giovanili in un’unica associazione che contenga le associazioni giovanili che vorranno partecipare e che lavori per sfruttare a pieno le proprie possibilità e capacità. Far crescere l’Università, che faccia crescere la città, magari rendendola più appetibile anche dal punto di vista turistico!”

Emilio: “Educare, più che curare: le spese diventerebbero dei veri e propri investimenti!”

Ilaria: “Il viaggio è stato l’inizio di tutto un percorso, ci rivedremo per affrontare questo tema, ognuno con le proprie potenzialità, con le proprie idee e cercheremo di lavorarci e metterle in pratica!”

Francesco: “I ragazzi danesi hanno lavorato al progetto di una festa in spiaggia, pianificato nei minimi dettagli.”

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Ilaria: “Ma questo è stato quello che abbiamo partorito durante l’ultimo giorno, in cui ogni delegazione lavorava al progetto per la propria Nazione. Durante tutta la settimana abbiamo lavorato a dei workshop che ci avrebbero portato a sviluppare questa idea in maniera indiretta. A me è piaciuto molto il workshop sulla street art: ci hanno portato a Copenaghen a vedere degli esempi meravigliosi! Oppure la giornata dedicata al volontariato: sono andata in un centro per bambini che erano in vacanza di Pasqua ed è stato molto bello! Indirettamente abbiamo sviluppato queste idee che ci hanno portato a prendere degli spunti per il progetto finale. Come popolazioni i lettoni e i danesi sono molto organizzati: noi magari abbiamo i contenuti ma non sappiamo come organizzarli per farli fruttare al meglio! Così abbiamo cercato di prendere spunto dalla loro organizzazione per sviluppare i nostri contenuti! Il tema comune era quello di condividere in tutto e per tutto la nostra esperienza: era importante il dialogo e lasciarsi andare a questa amicizia, senza paure!”

Francesco: “Alla fine, potrebbe sembrare una cosa scontata, ma il parlare inglese per una settimana è stato fondamentale per il miglioramento della mia padronanza dell’inglese! Qui sta un po’ anche i limiti dell’istruzione italiana, che è focalizzata sul ricevere, più o meno passivamente, insegnamenti; mentre all’estero si è un po’ più focalizzati sull’importanza del produrre, del “dare”, più che del ricevere! Se io apprendo divertendomi, apprendo di più, ovviamente! Noi ci siamo divertiti tanto e abbiamo appreso molto! Ho capito molto più di inglese in questa settimana che in anni di studio! Senza parlare poi delle differenze tra le scuole italiane e quelle danesi: a scuola loro hanno le lavagne elettroniche! Hanno il proiettore anche in cucina!!! Come se fosse un computer touch, con delle casse ai lati, tutto collegato: l’evoluzione dell’utilizzo di ogni mezzo!”

Emilio: “Chi è seduto produce sul posto per condividere con gli altri: non è statica!”

Francesco: “Se noi unissimo la loro tecnologia e il modo di gestire le cose con un metodo, ai nostri contenuti, e alla volontà dei lettoni, potremmo creare una vera e propria società ideale!”

Ilaria: “Loro hanno anche gli spazi organizzati per conciliare il lavoro!”

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Emilio: “E rispettano, soprattutto, quegli spazi! Sono stati educati a questo! Pagano tanti soldi di tasse, ma rispettano (a differenza nostra!) quello che hanno! Il cambiamento non può venire solo dal vertice: ma deve venire dal basso! Noi siamo il primo esempio: diamo l’esempio al gruppo che ci sta vicino e questo gruppo fa parte della società, della città, della Regione, della Nazione! Questi comportamenti possono influenzare la società che apprenderà e potrà rimandare messaggi positivi ai giovani! Il problema non risiede solo in chi sta al vertice: il libro di educazione civica ce l’ho ancora incartato! Siamo partiti dall’idea di lezioni pratiche sulla Costituzione, che dovrebbe essere lo specchio della società! Iniziare dal basso per avere poi un domani un cambiamento! Settimana prossima andrò a fare un seminario alla scuola Angeloni su questa cosa: si comincia subito!”

Francesco: “A tal proposito infatti volevamo creare un simbolo di questa associazione, su cui stiamo ancora lavorando, ma la cui idea al momento è una piramide capovolta, circondata da una spirale: la società parte dal singolo che sta al basso, non il singolo sorretto da tutti quanti, ma il singolo che sorregge tutti e la spirale è l’evoluzione delle cose che noi possiamo produrre!”

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Emilio: “Grazie ad un ragazzo lettone poi abbiamo anche scoperto il “planking”, che sta davvero spopolando: con il tuo corpo devi simulare quello che è il “plank”, ovvero una tavola di legno, solida, dritta, posizionando il tuo corpo con la fronte verso il basso e le braccia lungo il corpo, cercando di avere questa posizione in posti originali o improbabili all’interno del tuo spazio urbano; scattare una foto e condividerla online. L’origine non è ben nota, alcuni dicono che nasca nel 1994 su Mtv o nel 1998 sulla BBC, non è molto chiaro; è molto chiaro però che sta diventando un vero e proprio fenomeno di massa: arte contemporanea in movimento all’interno dei propri spazi, alla portata di tutti… un modo alternativo di vivere l’urbanistica! Devi pensarlo e devi farlo; non ti possono aiutare; non puoi sfruttare le idee di altre persone… è davvero innovativo e stimola la creatività!”

Ilaria: “Perché fondamentalmente quando stai bene nel tuo spazio urbano puoi anche sbizzarrirti e lasciare campo libero alla tua fantasia e alla tua ispirazione per sentirti davvero parte della tua città!”

Emilio: “Prossimi step: definire l’immagine del nostro progetto; creare un manifesto spiegando cosa vogliamo fare, una metodologia chiara, diretta e semplice; attività e corsi nelle scuole ed usufruire dei ragazzi che rientrano all’interno del progetto pur non essendo venute con noi in Danimarca da cui verranno prese le due o tre persone che verranno in Lettonia ad ottobre a sostituire due persone che sono venute questa volta e che rimarranno a Terni. Più che altro adesso vogliamo iniziare a lavorare: non abbiamo fretta di prenderci uno spazio, non possiamo provare a saltare delle tappe. Iniziamo dal basso, creiamo coscienza e diffondiamo l’idea, sperando che prenda piede!”

Chiara Colasanti

Le foto dell’articolo sono di Ilaria Rogari.

Soundtrack: Forever Young – Rooney

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