Quirinale: Al di là del muro.

Le figuracce del PD, la vecchia politica (Grillo incluso) incapace di darsi un governo o un presidente condiviso. L’ostracismo dei democratici che frantuma il centrosinistra, contro la luminosa figura di Rodotà che sarebbe stata la soluzione dopo le sbandate su Marini e soprattutto su Prodi. Un centrosinistra da rifare ed una poltica sempre più lontana dalla realtà di chi vive la crisi sulla propria pelle ogni giorno.

Continuiamo così, facciamoci del male.

Meraviglioso questo paese fermo, ritmi bradipi alle prese con una crisi galoppante che ci tampina intorno, sopra e sotto.

Aspettiamo, attendiamo fiduciosi che dallo sciorinare di nomi letti dalla Boldrini esca fuori il nostro prossimo Presidente della Repubblica. Ormai ci siamo, il tempo di qualche altro pasticciaccio all’italiana, di un tentativo estremo di: “io do a te questo, tu dai a me quello”, e le sorti sono giocate sul piatto del nostro destino politico, civile e democratico. La strada segnata per i prossimi sette anni.

Con calma e rassegnazione guardo questo scenario di politici occupati a cavarsela scontando il meno peggio, soddisfatti, probabilmente, nel pensare che dalla partita ancora in corso non tutto hanno perso o qualcosa ancora ci guadagnano.

Mi chiedo se si accorgono o se lo sanno, che c’è una popolazione al di là dei muri affrescati e delle poltrone damascate che attende un segnale per poter tirare un profondo respiro di sollievo, che faccia pensare “va bene il peggio è passato”. Lo sanno che ci siamo o gli dobbiamo fare cuccù sotto il naso!

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Me lo chiedo perché al teatrino a cui siamo costretti ad assistere, manca, a mio avviso, un ingrediente fondamentale: il rapporto con la realtà di queste camice inamidate, in affanno tra le camere del parlamento, con la gente che questo paese lo fa ancora muovere, zoppicando, ma muovere attraversando una realtà faticosa, problematica, asfissiante.

Mi viene spontaneo pensare, banalmente, che un po’ di rispetto glielo deve il politico di turno alle persone che nel bene o nel male, alla fine delle elezioni gli affida un mandato e lo assume come suo amministratore. Perché non credo, non mi pare, che il posto al parlamento arrivi per auto proclamazione o per intercessione dello spirito santo e alla fiducia che viene riposta in un voto si deve rispondere con le orecchie ben aperte e l’attenzione sempre pronta a fare bene.

Siamo in una fase delicata, in cui si rischia di perdere soprattutto l’equilibrio, fondamentale, di fiducia nelle istituzioni e nelle possibilità del nostro paese, un momento in cui, con il fiato sospeso attendiamo un cambiamento da un governo, che non è arrivato per dei no sconsiderati e per degli incastri che non corrispondono alla vita quotidiana di chi affronta le bollette, una sanità che non risponde, il lavoro precario, gli stipendi che non arrivano da uno Stato creditore e latitante.

Ho la forte sensazione che si sia persa la misura della considerazione che gli onorevoli hanno di se stessi, fanno e disfanno nel paese come se fosse proprietà assegnata per i loro vizi e godimenti privati.

Per esempio c’è una comunità che chiede un uomo come sua massima rappresentanza, che boccia con grande sdegno l’ennesimo patatrac politico e gli amministratori assunti a nostre spese, nicchiano, non odono, non sentono, passano oltre e sopra le pretese dei cittadini.

Ma perché Rodotà che piace tanto a tanti e metterebbe d’accordo anche i Grillini, che si pronunciano persino per una possibile speranza di governo di fronte al nome di questo signore, viene rifiutato come la peste dal PD che lo dovrebbe, invece, accogliere come il salvatore della faccia se non proprio della patria?.

Sarà perché il professor Rodotà criticò tanto ed aspramente la scelta del parlamento (PD in prima fila), di modificare l’articolo 81 della Costituzione introducendo il pareggio di bilancio?

O perché si esprime a tutela e difesa dei beni comuni? Perché fa del primato della scuola pubblica un suo baluardo, dichiarando esplicitamente che le maggiori risorse economiche a questa devono essere convogliate con buona ragione sulla scuola privata? Parole e prassi umana e politica troppo di sinistra?

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Si spinge più del dovuto quando dichiara che:” « L’articolo più bello della Costituzione è l’articolo 36, laddove si dice che la retribuzione deve assicurare al lavoratore «un’esistenza libera e dignitosa»: sono parole bellissime. L’esistenza deve essere libera e dignitosa, non può essere sempre e soltanto subordinata alla logica economica. Non possiamo vivere all’insegna dell’emergenza continua e dell’esistenza dei soli problemi economici: i diritti non possono essere sacrificati impunemente. »? (« Il diritto di avere diritti »)

O ci sono più oscuri e indicibili scheletri nell’armadio di questo uomo perbene?
Ma a noi non è dato di sapere, alla gente compete solo il pagamento delle laute prebende. Non ci si azzardi a chiedere, perché scatta il rimprovero.
Proprio ieri la senatrice Finocchiaro così si rivolgeva alla gente che criticava le ultime scelte del suo partito:” Ma cosa vogliono questi signori?”.
“Cosa vogliono questi?!”. Chiedo, gentilmente:

Signora Finocchiaro ha presente chi sono questi?
Nel mio piccolo, piccolo presente, nel mio lavoro di assistente sociale, se mi permettessi di dire:”ma cosa vogliono queste persone?” rivolta agli utenti di cui, doverosamente, mi dovrei occupare e preoccupare, sarei, giustamente, il giorno dopo a casa con un calcio ben assestato.

Rispetto, tanto per cominciare, senatrice Finocchiaro, a chi vi mantiene in una condizione di privilegio sociale ed economico, se proprio non si può pretendere efficienza, efficacia, intelligenza ed empatia nel far funzionare questo paese.

Ma intanto continuiamo ad attendere, con le dita incrociate, che il nostro futuro venga eletto e che i lor signori smettano di giocare.
“Cornuti e pure maziati!, diceva il mio babbo.

(Nelle foto dall’alto in basso: Stefano Rodotà e Giorgio Napolitano).

Marina Mancini

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