#iltuoverso: quando la ricerca della propria strada parte da Internet e si traduce in vita reale!

L’incontro organizzato a Roma da CogitoeTvolo tra 220 ragazzi delle scuole superiori e Costanza Miriano, Gennaro Nunziante e Alessandro D’Avenia ha fatto scaturire numerose riflessioni, a metà strada tra la voglia di essere adulti e indipendenti e il desiderio di rimanere responsabilmente bambini.

Il 13 aprile per molti adolescenti è stato un giorno da ricordare con scritte sul diario glitterate, foto scattate con l’iPhone e instagrammate in tempo reale o stati su Facebook con tag vari ed eventuali, oltre che con tweet entusiastici circa l’incontro con Alessandro D’Avenia.

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Lo ammetto, inutile nasconderlo: anche se ho passato da qualche anno l’età da “teen”, le reazioni sono state più o meno le stesse, aggiungendoci anche un senso di commozione che ha accompagnato la mia mente, il mio cuore e il mio stomaco lungo tutto il tragitto verso casa, fatto insieme a Roberta, che mi aveva accompagnata e che ha provato esattamente le stesse cose.

L’incontro, organizzato da CogitoeTvolo (www.cogitoetvolo.it ) si è articolato in maniera lineare con gli interventi di Costanza Miriano (giornalista Rai, collabora con Avvenire e il Timone; autrice di “Sposati e sii sottomessa” e “Sposala e muori per lei”), Gennaro Nunziante (regista e sceneggiatore dei film di Checco Zalone) e poi Alessandro D’Avenia (professore “2.0” come ama definirsi, scrittore di “Bianca come il latte Rossa come il sangue” e “Cose che nessuno sa”), che hanno raccontato, ognuno a suo modo e nel proprio personale stile, quello che è stato il loro percorso professionale e personale.

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Inutile cercare di negare quanto le loro testimonianze abbiano toccato e fatto divertire allo stesso tempo: dalla pacata Costanza Miriano che parla di come le donne racchiudano in se stesse l’universo e di come si ritrovino a dover fare i conti con “esseri mitologici metà uomo e metà divano”, all’inarrestabile intervento di Gennaro Nunziante che, partendo dall’ammissione di non aver mai avuto una particolare passione per il cinema, ha raccontato episodi di vita vissuta che hanno fatto ridere l’intero uditorio di 220 ragazzi e relativi professori accompagnatori: da quando per vivere “scriveva” (i prezzi delle carni sui cartellini indicativi per le macellerie, che a quanto pare rendeva molto bene!) al racconto dell’autorizzazione che sua mamma “diede” alla Madonna per fargli ottenere la grazia di continuare a lavorare nel campo in cui si stava inserendo.

Alessandro D'Avenia

Una volta arrivati all’intervento di Alessandro D’Avenia c’è stato spazio per le risate (a cui Gennaro Nunziante ci aveva un po’ “allenati”) e spazio per le riflessioni e la commozione (seguendo un po’ la linea preferita da Costanza Miriano): la laurea in “pongologia” rimarrà per sempre indelebile nella memoria (lo scrittore ha fatto la primina e pensava che in prima elementare ci fosse “più pongo”, la sua passione d’infanzia) così come “lo gnomo che uccide la farfalla con il coltello” (quando la fonte dell’ispirazione per le sue storie, alle elementari, erano i cartelloni con le immagini delle cose, animali o persone i cui nomi iniziavano con quelle determinate lettere dell’alfabeto: “gnomo” per “gn”, “farfalla” per “f” e così via!) o l’immagine del prof da piccolo che passava molto del suo tempo in corridoio perché chiacchierava troppo. Quando poi si è passati a parlare di quanto sia importante di seguire i propri sogni ed essere consapevoli della propria bellezza allora gli occhi hanno cominciato ad appannarsi: “il seme di rosa ha già in sé la bellezza del fiore che sarà, così come voi siete già immensamente belli; ma il genere umano ha un’opzione fondamentale che la rosa non ha: l’uomo può scegliere di preservare quella bellezza o gettarla via. Quella scelta sta a voi.”

L’invito a non omologarsi poi è arrivato forte e chiaro da tutti e tre gli ospiti dell’incontro, che hanno spiegato in maniera diretta e senza troppi fronzoli, quanto sia importante essere se stessi per potersi differenziare dalla massa e, soprattutto, vivere i propri sogni e la propria vita senza confondersi in (o con) qualcun altro.

Una volta data la parola ai ragazzi le domande sono state tutte per il professore che, seppur mantenendo il proprio ruolo di insegnante a suon di etimologie di parole provenienti dal latino, è riuscito a conquistare tutti e a convincere i presenti della fortuna di avere un professore con la sua stessa passione. Una ragazza ha giustamente chiesto come possano fare i ragazzi che non hanno dalla loro parte né genitori presenti (il prof 2.0 ha sempre ringraziato i suoi genitori che gli hanno insegnato a sognare tenendo i piedi per terra), né tanto meno insegnanti che li seguano come si deve (D’Avenia ha avuto come insegnante di religione proprio quel don Puglisi che gli ha insegnato che la felicità più grande risiede nell’amare gli altri con tutto se stesso) ad affrontare uno dei periodi più belli e più tremendi di tutta la vita e il professore è riuscito a trovare un’immagine magnificamente calzante (non a caso è uno degli scrittori più amati del momento!):

Adesso è come se ti trovassi dietro al telaio di quello che sarà uno stupendo arazzo pieno di colori: in questo momento vedi solo i nodi, quello che si trova dietro e che ti sembra brutto e senza senso. Devi riuscire a tener duro, a continuare a lottare e a camminare sulla tua strada e verrai ripagata di tutto quello che stai soffrendo quando potrai vedere l’arazzo nella sua interezza una volta che passerai a guardare l’arazzo da davanti. Già il fatto che tu sia qui è un segnale importante: continua la ricerca di figure che ti siano accanto e ti guidino in questo cammino!

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Insomma, un incontro edificante e davvero unico, che ha aiutato ad aprire gli occhi, il cuore e la mente a sfaccettature di questa realtà su cui molto spesso, purtroppo, non ci si sofferma abbastanza per la troppa frenesia, per la troppa paura e per la troppa voglia di evitare i problemi.

“Quando nel Vangelo si legge “Lasciate che i bambini vengano a me” si dovrebbe interpretare come “lasciate che il bambino che è in voi venga a me”: dovremmo essere tutti un po’ più bambini e meno costruiti; più spontanei e meno orchestrati, così da saper cogliere il paradiso già in questa realtà in cui ci ritroviamo a vivere ogni giorno. Mio nipote, di tre anni e mezzo, quando gli apro il frigorifero per fare merenda mi guarda e mi chiede: “Zio, cosa potrei volere?” come se il frigorifero fosse una fonte inesauribile di meraviglie… ecco, dovremmo affrontare la vita proprio con questo spirito!”

Chiara Colasanti

Facebook di Cogitoetvolo

Foto di Eleonora Barelli


PS (n.d.r.)

La Passione è un ecstasy che, se non trovi nella realtà o dentro di te, tendi a procurartela artificialmente perchè comunque ti serve per vivere. Per non ricorrere a quella artificiale basta solo ricordarsi che la nostra passione è la nostra vocazione che siamo chiamati a riconoscere. Poichè tutti noi siamo creati per far qualcosa di nuovo. Quindi che la vita è un ecstasy.

(Alessandro D’Avenia)

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