Venezia: Le grandi navi ritornano.

Con la primavera ritornano le navi a scavare la laguna. Riprende con vigore la lotta degli ambientalisti, mentre tra ritardi legislativi e sonnolenze amministrative, ci si rende conto che la spesa non vale in nessun caso l’impresa.

Eccole che ritornano. Solcano il bacino della città, con la spavalderia di sempre. Sono loro, le Grandi Navi. Sembrano giganteschi Leviatani marini contornati da rimorchiatori-delfino che gli girano tra i fianchi facendogli da scorta…

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A aprire la stagione crocieristica ci ha pensato la MSC Crociere, sabato 23 marzo intorno alle 17 del pomeriggio, solcando il bacino di S.Marco con una delle sue ammiraglie. Ad accoglierla un folto numero di veneziani aderente al Comitato No Grandi Navi che dalle sponde del Canale della Giudecca hanno fatto sentire le loro voci. In questo lungo periodo invernale l’attività crocieristica se ne va in letargo a preparare l’assalto a nuovi porti o ad inventare nuove rotte, con navi sempre più grandi ed organizzate. Ma nemmeno il Comitato No Grandi Navi è rimasto fermo.

Più agguerrito che mai, in questi mesi ha organizzato numerosi incontri con la cittadinanza, preso contatti con Enti locali, associazioni ambientalistiche, nell’instancabile proposito di mantenere alto l’interesse verso la città e i problemi causati dal passaggio delle navi da crociere. Interessante a tal proposito è risultato lo studio del prof. Giuseppe Tattara, docente di economia all’Università Ca’ Foscari di Venezia che in un incontro pubblico ha bene evidenziato quali sono i costi e i benefici.

Solo nel 2012, 1.700.000 viaggiatori hanno portato la quota di 286 milioni di Euro, ripartiti fra i tre gruppi più importanti: la Royale Caribben, Carnival Groups, e MSC Crociere. Lo studio del prof. Tattara ha messo in rilievo come però i costi passivi che la città ha dovuto pagare sono ben più alti ed ammontano a 313 milioni di euro ripartiti tra i danni ambientali causati dalle navi stesse.

Da tale studio sono stati esclusi altri danni causati alla stabilità e al deterioramento degli edifici storici dovuti all’inquinamento dell’aria, all’erosione dei fondali e a quello degli inquinanti degli impianti di incenerimento presenti a bordo di ognuna di queste navi e molto dannosi per la salute dei cittadini.

Tutto questo, secondo lo studio, procura una spesa, per ogni cittadino, vicina ai 6 mila euro ogni anno. Dei 313 milioni di costi passivi, 200 sono dovuti solo alle emissioni di sostanze inquinanti, 100 al cambiamento climatico e 13 all’inquinamento del mare. Per contro i ricavi sono 185 milioni che compagnie di crociera e
membri dell’equipaggio hanno speso sul territorio, mentre 10 milioni sono il totale del valore della produzione delle attività sul territorio portuale, come l’ormeggio, il pilotaggio ecc.

Secondo il prof. Tattara tutto questo squilibrio poco giova perchè alla città servirebbe una crocieristica che si responsabilizzi di più sui guasti ambientali anche in ragione egli alti costi di esercizio. Le tesi delle autorità portuali sono, ovviamente, tutte schierate in favore del prosieguo delle attività delle grandi Navi. Il presidente Paolo Costa continua a riaffermare che non si può impoverire la città soprattutto sul piano dell’offerta lavorativa.

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A rinforzare la sua tesi è che Venezia è, forse, la sola città che sappia catalizzare interessi crocieristici così forti. I quasi 7 000 passaggi che ogni anno rappresentano la cifra sopra descritta sono l’indicatore prima che « Venezia » è e resterà un punto fisso. Ultimamente a peggiorare la situazione, è rimbalzata la voce che il Sindaco Giorgio Orsoni ha ammesso l’impossibilità della giunta comunale di impedire l’arrivo delle Grandi Navi per mancanza di strumenti legislativi.

Pure il ministro Clini, di cui ho già dato relazione in un precedente articolo, ha ribadito che in mancanza di una vera alternativa all’attuale percorso, le Grandi Navi possono continuare a venire in città. Ma, per dare un’idea del pericolo che ogni passaggio può provocare, mi limiterò a descrivere in quali spazi transitano le navi, soprattutto nel tratto del Canale della Giudecca largo poco più di 300 metri.

Ogni nave che transita nel mezzo ha meno di 150 metri di spazio-acqueo tra sponda e sponda considerata pure la sua larghezza che è di 35-40 metri. Non oso immaginare, io che le vedo ogni giorno, cosa possa provocare l’urto di una di queste su una delle due rive.

Massimo Rosin

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