Elezioni 2013: La gioiosa macchina da guerra atto II. Il fallimento

Trionfano i populismi di Grillo e Berlusconi, la seconda repubblica e il bipolarismo resistono. Uno scenario da doppia coppia con da un lato PDL e M5S espressioni del populismo e dall’altro Centro Sinistra e Scelta Civica nobili decadute della politica. Come ha fatto il PD a perdere l’imperdibile? Ora si attendono le dimissioni di Bersani.

Vince Grillo e si sapeva anche se magari non in queste proporzioni straordinarie. Vince Berlusconi e questo non si sapeva, perché per quanto la sinistra si voglia consolare dicendo che rispetto al 2008 il PDL ha perso sei milioni di voti, la realtà è che due mesi fa il berlusconismo era finito e il PDL era pressocché morto. Berlusconi, promesse o non promesse, occupazione o meno dei media, in due mesi ha riportato il suo partito al fotofinish con il Centrosinistra.

Una vera impresa, per abilità comunicativa e sagacia politica bisogna riconoscere al cavaliere di aver fatto qualcosa che trovo paragonabile solo alla discesa in campo del ’94, ma, allora era molto più giovane, era una novità ed era, quindi, più facile conquistare gli italiani. Oggi ha realizzato un’impresa a suo modo storica. Due vittorie che fanno il trionfo del populismo e degli euroscettici, con effetti immediati sulle borse. Basti vedere la chiusura di Wall Street e lo spread a Milano, già risalito a 350, tutti soldi che prossimamente gli italiani dovranno pagare, attraverso nuove probabili manovre economiche, qualora l’ingovernabilità dovesse protrarsi troppo a lungo.

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La politica seria e rigorosa ha perso, con grande angoscia delle cancellerie europee, anche se sono d’accordo con Monti che si dichiara soddisfatto del suo risultato. Obbiettivamente cosa poteva fare di più il suo partito? Nato solo da cinquanta giorni, non fornito di grandi mezzi di comunicazione, poco radicato sul territorio, che si era fatto conoscere per scelte sicuramente impopolari per quanto salutari, dopo la catastrofe del governo Berlusconi, tuttavia, è riuscito ad avere una significativa presenza sia alla Camera che al Senato.

Spazzate via piccole esperienze politiche come quella dei futuristi, ridimensionata pesantemente la Lega, abortiti tentativi come quelli di Rivoluzione civile di Ingroia e “Fare per fermare” il declino di Giannino, appare evidente che il grande, vero e unico sconfitto sia il PD di Bersani con i suoi alleati (peraltro, divertente Vendola, che con umorismo involontario festeggia il ritorno di SEL in parlamento).

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Obbiettivamente si è riprodotta in scala ridotta la débacle di Occhetto contro Berlusconi, con la variabile Grillo che sembrerebbe aver sottratto più voti ai democratici che ai berluscones, ma appare chiaro che la realtà è che il PD non riesce ad allargare il suo campo di consensi sempre oscillanti tra il 25 e il 32% degli elettori. Uno “zoccolo duro” che è probabilmente generazionale, fortemente ancorato ideologicamente ad un pensiero politico che persiste nel DNA del PD a fianco ad una sua anima sempre più costretta e ridotta d’ispirazione cristiano-sociale.

Occhetto diede le dimissioni e sinceramente, a meno che non si voglia dire che il centrosinistra ha vinto perché è arrivato primo per poche migliaia di voti, bisogna prendere atto di un fallimento. Si dirà che i sondaggi sono inaffidabili, che hanno sbagliato tutto, ma è evidente che dopo la caduta di Berlusconi, il PD era nettamente avanti, che pochi mesi fa si calcolava il ritardo siderale del PDL dal PD in venti punti, oggi siamo ad una sostanziale parità.

Si è dilapidato il risultato democratico delle primarie ed in qualche modo oggi appare in tutta la sua cruda evidenza che la vittoria di Bersani fu fortemente voluta dalla nomenklatura del partito che con mille inghippi e difficoltà burocratiche non ha permesso a Renzi di ottenere una necessaria vittoria.

Una vittoria che alla luce di quanto accaduto ieri si comprende quanto fosse necessaria per i destini del Centrosinistra, del PD e dell’intero paese nonché della politica.

Ora è chiaro che Bersani deve dare le dimissioni (se non lo facesse, Renzi non potrebbe restare in silenzio e credo che finalmente il partito sarebbe scosso da un’autentica rivolta interna) e se è vero che aveva sostenuto il sindaco di Renzi come il futuro del PD, allora va detto che il futuro è ora. Il PD deve convintamente proporre nuove primarie oppure convocare un nuovo congresso, e credo che finalmente potremo avere il 39enne sindaco di Firenze alla testa del centro sinistra (lo dico non da fun ma da persona che crede che occorra chiudere al più presto con la II repubblica).

La seconda riflessione che mi sento di fare è che, come ho sostenuto più volte, la canonica divisione destra/sinistra oggi non è proponibile nei termini che alcuni nostalgici propongono. Spero di non ferire la sensibilità di vecchi combattenti di altre stagioni, se dico che parole come socialismo, comunismo, morte altrove nell’89, sono in Italia morte e sepolte da almeno un decennio abbondante. Rievocare questo lessico politico significa non riuscire a leggere la realtà, non conoscere quelli che sono gli attuali soggetti sociali.

Se non si capisce che parole come socialismo o comunismo sono archeologia politica, residui di un passato storico definitivamente tramontato, dovremo rassegnarci ad un bipolarismo futuro con protagonisti le due “starlettes” Berlusconi e Grillo.

Sostenere che in Francia esiste il PS sarebbe argomento di poco fiato. La realtà francese è diversa dalla nostra, i francesi sono estremamente tradizionalisti in politica ed infine il PS francese non ha le ambiguità dell’attuale PD e, su ambiti come le scelte etiche, ha avuto poche esitazioni, si pensi alla questione matrimoni gay. Infine, il PS potrebbe chiamarsi progressisti, o riformatori sarebbe la stessa cosa. In Italia, invece la questione non è formale ma sostanziale.

Fino a quando resta una presunta egemonia socialista sull’area laico cattolica e non si riuscirà a sfuggire alla retorica comunista, operaista e socialista, il PD resterà imprigionato nel suo passato. Recidere questo legame, che residua solo come dato di origine storica – cosi come la rivoluzione francese residua nella coscienza laica della politica di molte forze progressiste europee inclusa quella in oggetto – è essenziale ad una forza politica che deve affermarsi tra cittadini che non si sentono parte di queste dispute ideologiche ma che chiedono risposte ai bisogni presenti e futuri.

Il fatto che oggi i socialisti raccolgano lo 0,2% dei consensi qualcosa vorrà dire.
E’ evidente che il PD con passi avanti e altri indietro, sta costruendo una sua nuova visione della società, ma occorre accellerare questo processo, perché un elemento che alla distanza puo’ favorire lo sviluppo del paese è proprio riuscire a canalizzare la rabbia e la proposta di Grillo, in una coerente visione democratica. Su questo terreno potranno emergere tutte le contraddizioni finanche d’identità degli aderenti al M5S.

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Peraltro, la storia comune dei “grillini” si fonda sulla delusione. Il PD, magari con Renzi, deve costruire un partito della speranza. Un partito che si ispira ad Obama, un partito che guardi ai modelli di società del nord Europa, senza dimenticare le peculiarità del carattere e della cultura meridionale. Accorciare una distanza nord/sud attraverso un modello di legalità ed efficienza, che premi il merito e che potrebbe piacere e convincere anche i tanti ignoti eletti del M5S e magari favorire delle forme di cooperazione come in modo virtuoso si sono verificate in Sicilia che da sempre è considerato uno dei laboratori della politica “romana”.

L’auspicio di molti, ancora una volta, è che gli eletti cinquestelle siano diversi dal loro capo.

Che senso ha avuto Rifondazione Comunista nella lista Ingroia? Che senso ha tenere in coalizione un Vendola che rappresenta il 3% degli italiani? In un sistema sostanzialmente di “bipolarismo imperfetto”, il 3% è nulla. Allora o Vendola come dal canto opposto Tabacci, si rassegnano ed entrano nel PD con i ruoli rispettivi di ala dura e moderati del partito, oppure alle elezioni corrino da soli. Perché se Vendola festeggia la sua minima presenza in parlamento è solo grazie al Taxi PD che l’ha trainato fino a Montecitorio, altrimenti a quest’ora come Ingroia si chiederebbe cosa fare del proprio futuro.

Gli italiani devono chiedersi se era possibile fare una campagna elettorale dove non si poteva proporre nulla di chiaro e netto, nella paura di scontentare Mr. 3%. Dove le proposte economiche nostre, dopo aver regalato Ichino alla lista Monti, erano affidate a Stefano Fassina. Il PD deve uscire dalle sue ambiguità, e farla finita con i neoconservatori come Fassina, Vendola & c, e proporsi per politiche che diano speranze ad un mondo giovanile che invecchia senza futuro, contrastando il precariato, dando spazio alle nuove generazioni anche se questo deve significare scelte dolorose per le vecchie che comunque hanno goduto, bene o male, delle loro opportunità.

Quando si uscirà dalle vecchie logiche operaiste e finalmente si comprenderà che gli sfruttati sono, ad esempio, i tanti laureati e non, che sbarcano il lunario con quattrocento euro al mese in un lurido call center? Quanto tempo ci vuole ancora per capire che la realtà è molto più complessa delle sintesi di Fassina? O delle liriche di Vendola?

E’ chiaro che non bastano le dimissioni di Bersani, probabilmente bisogna che si dimetta anche il responsabile economico Stefano Fassina e si deve portare avanti un rinnovamento profondo nel PD. Un rinnovamento nelle idee, nelle proposte oltre che nei nomi, che debbono assumere la responsabilità di gestione del partito nelle diverse sedi locali. E’ evidente che nel sud, il PD ha sostanzialmente fallito con l’eccezione della Basilicata.

Conosco bene quelle realtà del sud, e so che i responsabili locali hanno rapporti con la cittadinanza fondati spesso su metodi clientelari, da vecchia e disonesta politica. Renzi o chi per lui, dovrà fare piazza pulita di tutto questo.

Nel rispetto dell’autonomia sindacale, forse occorrerà che il PD rifletta anche sui suoi rapporti con il sindacato CGIL un tempo sindacato dei comunisti del PCI. Ma oggi possiamo immaginare un sindacato che non sia semplicemente riferimento dei suoi iscritti e quindi ben scisso dall’attuale PD?

Il PD deve occuparsi della realtà, interpretarla e cercare soluzioni, non fare operazioni di difesa di presunte associazioni affiliate che oggi restano e devono restare associazioni ben autonome ed indipendenti dal mondo politico.

Ha vinto quindi l’ingovernabilità ed adesso l’ultima cosa che deve fare Bersani, prima di lasciare il campo è quello di fare un governo con Monti e Berlusconi, giusto per una riforma elettorale, che non si è voluto fare prima di questa bizzarra tornata, oppure con Grillo fare una legge sul conflitto d’interesse, una sulla corruzione, ridurre i costi della politica, fare la riforma elettorale ed andare a casa per votare di nuovo.

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E’ ovvio, non credo che a Grillo convenga questa seconda ipotesi, potendo con tutta probabilità raccogliere, in una prossima elezione, risultati ancora superiori e forse ambire a governare da solo o almeno con una chiara posizione di vantaggio. Resta poi da capire: governare per fare cosa? Ma questo è un dilemma che tra poco dovrebbe essere, in ogni caso, sciolto.

Capisco la sofferenza del PD, ma occorre, come ha detto con coraggio, Letta, assumersi le responsabilità e la strada sembra obbligata.

Paradossalmente dopo aver aiutato, con Occhetto, l’affermazione del berlusconismo, con i suoi errori tattici e strategici, il PD dei Fassina, Bersani, Bindi ed altri hanno salvato il berlusconismo da una morte che sembrava certificata. Come si sa quella che comunemente si chiama: “La sinistra italiana” è specialista nel complicarsi la vita.

Ora occorre lasciare il campo con dignità a Renzi e ai suoi, che credo non avranno difficoltà a prevalere in primarie non pilotate, su qualsivoglia candidato. Del resto l’aveva detto anche il segretario uscente del PD: “La prossima volta tocca a te.”

Nicola Guarino

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Nicola Guarino
Nicola Guarino, nato ad Avellino nel 1958, ma sin dall’infanzia ha vissuto a Napoli. Giornalista, già collaboratore de L'Unità e della rivista Nord/Sud, avvocato, direttore di festival cinematografici ed esperto di linguaggio cinematografico. Oggi insegna alla Sorbona presso la facoltà di lingua e letteratura, fa parte del dipartimento di filologia romanza presso l'Università di Parigi 12 a Créteil. Attualmente vive a Parigi. E’ socio fondatore di Altritaliani.

6 Commentaires

  1. Elezioni 2013: La gioiosa macchina da guerra atto II. Il fallimento
    Finalmente una lettura chiara e onesta della realtà del centrosinistra italiano! Bravo!
    Il fenomeno Beppe Grillo é riuscito a intercettare una buona parte dell’elettorato che, ancora un anno fa, avrebbe votato PD; i primi studi, dicono che la metà di coloro che si sono espressi in favore del M5S viene dall’area di sinistra. il PD non ha saputo evacuare le ambiguità che persistono: al contrario Beppe ha saputo fare un bel mix di ambiguità, mischiando abilmente idee provenienti dalla sinistra più radicale, passando dagli ambientalisti, fino alla destra sociale. il tratto comune é la delusione e la rabbia verso quella casta politica lontana e sorda, che non ha saputo o voluto rimettersi in questione. Quanto é costato al PD dare il suo supporto al gioverno Monti? Tanto, tantissimo, ma resto del parere che con delle elezioni in dicembre 2011, in piena tempesta finanziaria + un risultato simile a quello odierno, l’Italia avrebbe trainato l’Europa nell’oblio. quindi ci vuole coraggio per assumersi le proprie opinioni in maniera trasparente, agire sull’economia reale e rifiutare populismo e demagogia: penso che il bravo Matteo enzi abbia tutte le credenziali, ma bisognerà giocare questa carta al momento opportuno. Per ora mi accontento di umiltà, esame di coscienza da una parte (PD) e trasparenza; dall’altra (M5S) incoerenza e dibattito senza fine, con un tocco di irresponsabilità. Sperando che il buon vecchio napolitano ci veda giusto. Michele – Parigi

  2. Elezioni 2013: La gioiosa macchina da guerra atto II. Il fallimento
    Ho appena letto l’articolo di Nicola Guarino. Capisco adesso perché i commentatori di France Culture da qualche giorno dicono cose che mi lasciano di stucco. Infatti, se le loro fonti sono gente come Guarino non c’è da meravigliarsi se Berlusconi e Grillo sono messi sullo stesso piede e se il leader del SPD in Germania costringe Napolitano a
    fare l’unica cosa sensata che poteva fare dopo aver ascoltato gli insulti verso due leaders di due formazioni politiche democratiche del nostro Paese.

    MA Guarino lo ha letto il programma del M5S? Io si, sebbene in ritardo e quindi abbia annullato le due schede elettorali. Ma Guarino non se ne rende conto che i tempi stanno per cambiare, anzi hanno già cominciato a cambiare? In Italia come in Europa milioni di persone non ne possono più di questo teatrino indecente, dove c’è gente che continua a riempirsi la pancia, la casa, i conti in banca
    con le ricchezze rapinate nelle tasche della povera gente. Nel XIX e per parte del XX andavamo a rubare le ricchezze degli amerindi, degli africani, degli asiatici con la scusa di portargli la civiltà. Oggi i soliti noti rubano direttamente nelle tasche nostre, visto che gli
    asiatici, gli amerindi e gli africani ci hanno buttato fuori da casa loro (e hanno fatto bene, visto i disastri che abbiamo combinato portandogli la nostra civiltà).

    Ai miei colleghi francesi cerco di far capire che il M5S è
    l’alternativa positiva all’esplodere in modo incontrollato della rabbia che non può’ più essere controllata. E Guarino, di fronte a questa situazione, pronostica un Governo Bersani-Monti l’uno capo del partito che è tra i principali responsabili del buco da 21 miliardi
    del MPS e l’altro, Monti che è il vice presidente della Commissione Trilaterale: uno degli attori principali della deregolamentazione dell’economia mondiale. I tempi delle larghe intese sono finiti,l’epoca dei governi d’unità nazionale pure. Oggi c’è bisogno di aprire
    le finestre, cambiare aria e ritornare a concepire la politica per quello che dovrebbe essere: l’arte di servire il popolo.

    Salvatore Annunziata

    un italiano de l’Ardèche

    • Elezioni 2013: La gioiosa macchina da guerra atto II. Il fallimento
      Sig. Annunziata, intanto la ringrazio perché la sua lettera ha toni meno squadristici di altre che ho ricevuto sempre da supporters di Grillo. Vorrei che le fosse chiaro che io non sono iscritto al PD, né sono un particolare estimatore di Bersani e della nomenclatura che lo sostiene. Se ci segue, avrà notato che mi sono battuto per Renzi nelle primarie PD, perché ci fossero primarie anche nel PDL, perché avanzi l’idea di una democrazia partecipata e rappresentata, con regole chiare e democrazie interne, cosi da far crescere una nuova classe politica che sostituisca quella che si è affermata negli ultimi anni. Temo molto il populismo, tanto che ho considerato voto utile alla governabilità quello al PD o a Monti, di loro si potrà dire tutto, tranne che siano populisti. L’ho detto perché sono un convinto europeista e temo la deriva greca, Le dico che essere europeista non significa che sia contento delle attuali politiche economiche della Commissione europea. Ho detto e resto convinto che i grillini siano molto meglio dell’accoppiata che li comanda. Guardi, credo nella ventata di novità che questi uomini, donne della società civile possono portare al paese. Abbiamo nel sito evidenziato come il PD e gli M5S abbiano svecchiato il parlamento ed aumentato in modo sensibile il numero delle donne. Credo possa essere una buona idea che i cinquestelle possano dare un segnale concreto di cambiamento, sostenendo quelle sette, otto cose che sono comuni a loro e al PD(a proposito i due programmi di M5S li conosco bene, non li condivido in buona misura ma, attenzione, di solito i programmi sono sempre belli e buoni, i fatti e i metodi sono la discriminante tra la buona e la cattiva politica). Un accordo per il bene del paese si puo’ fare. E’ una cosa sperimentata in Sicilia e su cui alcuni eletti M5S si sono dichiarati favorevoli, poi Casaleggio tramite Grillo ha detto no. Ora mi perdoni, saro’ un idealista, ma per me la democrazia è un valore assoluto ed imprescindibile. Gli M5S come il PDL non sono strutturati e decide solo il capo. Se è cosi allora posso capire la rabbia e la protesta, ma non un movimento che tale non è, dove le petizioni promosse in rete sono considerate nulla se contrari alle intenzioni del capo. Vecchia e ipocrita politica è anche dire che si è portavoce del movimento mentre in realtà si è il capo assoluto. La mia speranza è che prevalga il coraggio e il buon senso dei grillini, l’incontro per un governo a termine con il PD, sarebbe utile ad entrambi. Sono stanco di una politica che è solo scontro. Vorrei che il nostro (anche suo e mio) paese, potesse uscire da questo incubo ventennale avviandosi verso la normalità e che tra le altre cose, come dice Grillo, tornasse di moda l’onestà.
      Vorrei che tornasse il primato della politica dove noi tutti partecipiamo alla vita politica, come veri cittadini, in prima persona e con dei rappresentanti che avessero davvero a cuore il paese. Ora da questo caos, potrebbe aversi un segnale veramente forte di cambiamento, se i grillini saranno sacrificati sull’altare del protagonismo di un comico e del suo guru sarebbe un vero peccato.
      Non le pare?

  3. Elezioni 2013: La gioiosa macchina da guerra atto II. Il fallimento
    Sono perfettamente d’accordo, soprattutto sull’invito a Bersani di fare le riforme necessarie e di farsi da parte per dare spazio al volto nuovo del pd. La domanda è: D’Alema, Veltroni, Fassino, ispiratori della fallimentare campagna elettorale, saranno veramente disposti a farsi finalmente archiviare? Sarà una battaglia tosta che rischia di dissanguare quel che è rimasto del partito…

    • Elezioni 2013: La gioiosa macchina da guerra atto II. Il fallimento
      Sono d’accordo con la sig.ra Donatella.
      Vedremo cosa succederà da vecchio estimatore PD ma nutro seri dubbi sul rinnovmneto del partito che non sento  » al momento vero e vivo »…
      D’altro canto Grillo avra’ anche raccolto i dissensi degli altri ma non mi pare che la gente si sia fatta solo ubriacare di sciocchezze per votarlo. Non mi sembra neanche squadrista o eccessivamente forte il loro messaggio rispetto all immobilismo degli ltri partiti » di tradizione » per me il futuro dovra scardinarsi dal passato benche legga opinioni diverse in difesa del pad da parte di settimannali come internazionale e l espresso che cercano ostinatamente di fare le pulci all M5S..
      io ho 36 anni l anno prossimo sara il 2014 che facciamo?
      che promesse diamo alle prossime generazioni?
      un voto a pd senato uno regione Ambrosoli e uno a Movimento 5 stelle alla camera( ho impeigato 6 secondi )ma ho pensato rispetto a mia moglie di dare un mossa al caro PD in cui fatico a credere in lui come nel nostro paese.
      Un abbraccio alla nostra cara penisola e un saluto a tutti
      ciao grazie

      • Elezioni 2013: La gioiosa macchina da guerra atto II. Il fallimento
        Su questo punto Matteo Guareschi ha assolutamente ragione, la politica deve scardinare il suo passato profondamente e rinnovarsi, nei modi, nel linguaggio, negli uomini e nelle visioni del futuro italiano. In questo la vittoria di Grillo puo’ essere un’occasione per tutti. Del resto mi sembra di capire che fosse la missione numero uno dei grillini. Ora, tuttavia, c’è l’occasione per dare un segnale forte di rinnovamento. Questo è il momento in cui la politica e i grillini devono dimostrare tutto il coraggio che si ha. Il paese non si attende altri anni di delegittimazione, ma un lavoro concreto per salvare e rinnovare il paese.

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