E adesso…. la gioiosa macchina da guerra.

Bersani stravince le primarie. L’Italia si prepara alla vittoria elettorale del centrosinistra guidata da Bersani e Vendola. Al momento manca il competitor, essendo la destra ancora in attesa delle disposizioni di un Berlusconi che tarda ad uscire di scena. L’altro possibile competitor è Grillo. Benvenuti in Italia.


In Italia non è possibile fare la rivoluzione. Ci conosciamo tutti”.

(Ennio Flaiano)

Il 63enne Bersani batte il 36enne Renzi e mette fine alle più appassionanti primarie della giovane storia del PD e del nuovo centrosinistra.

La vittoria del segretario del partito era prevista, facilitata dalle regole imposte, che per la prima e crediamo unica volta hanno impedito ai cittadini di votare liberamente nel secondo turno delle primarie.

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Infatti, già con le prossime primarie, per le regionali in Lombardia, ad esempio, si ritornerà alle vecchie regole democratiche. Inoltre, favorita dal sostegno del sindacato CGIL, in modo capillare dall’apparato del partito, ed infine dagli ubbidienti sostenitori di Vendola, che hanno compattamente travasato i loro voti a favore di Bersani, seguendo l’imperiosa direttiva del governatore della Puglia. Renzi è cresciuto ancora ma poco, riconoscendo lealmente la netta vittoria del segretario del partito e la sua sconfitta, evitandoci il teatro della vecchia politica dove la parola sconfitta non esiste.

Ormai bisogna voltare pagine, il voto è stato democratico e il popolo del centrosinistra ha scelto. Amen.

C’è da chiedersi cosa accadrà ora e che fine faranno i protagonisti di queste primarie autentiche combattute duramente.

Renzi ha due opzioni che in entrambi i casi partono dalla premessa che torni a fare il sindaco di Firenze. La prima è mettersi ad aspettare sulla riva del fiume che esplodano le contraddizioni tra Vendola, Bersani e l’area cattolica del PD, l’altra è di insistere nella sua opera di rinnovamento del partito, rinnovamento che è imprescindibile, aldilà del voto conservatore per Bersani.

Del resto con il neo-eletto c’è un filo di modernità che puo’ essere coltivato. Alludo alle “famose” lenzuolate di liberalizzazioni che promosse da Bersani, allora ministro di Prodi, furono messe in soffitta al primo sciopero dei tassisti romani. Un filo che andrebbe ripreso. E poi, c’è la promessa di rinnovare negli uomini e mi auguro nei metodi oltre che nei programmi, il partito e li, le teorie renziane potrebbero tornare utili. Del resto tra un anno ci sarà il congresso del PD e si capirà che aria tira.

Il gioco passa a Bersani, la cui vittoria rafforza, come avevamo sostenuto Berlusconi e ritarda complessivamente le possibilità italiane di rinnovare il quadro politico. Non è impossibile, che grazie all’esito conclusivo di questo voto si possa avere un duello Bersani vs. Berlusconi, ma pensate che smacco qualora il PDL decidesse effettivamente di mantenere le primarie e mettiamo per azzardo che le vinca la giovanissima Giorgia Meloni (basterebbe già il 40enne Alfano), avremmo una situazione veramente critica per la neonata “macchina da guerra” bersaniana.

Uno scontro elettorale che diventerebbe drammaticamente generazionale. In un clima di cosi forte antipolitica, con il populismo aggressivo di Grillo e con la Meloni a raccogliere le istanze di rinnovamento dei giovani. Veramente il centrosinistra apparirebbe (e si sa quanto siano dure le apparenze ed ingannatrici) una forza della conservazione ed ostacolo principe alle speranze dei giovani e al futuro del paese.

Per il PD c’è da augurarsi che la miopia politica e gli egoismi affaristici del PDL, scongiurino questa ipotesi e che il candidato resti l’esausto cavaliere.

L’alternativa, più volte ripetuta è che, nell’estrema difficoltà di fare un governo con Vendola che vuole sposarsi e con i vari Bindi e Fioroni che non vogliono dargli il permesso, si passi ad un Monti bis. Una sconfitta per la politica e per il centrosinistra che del “basta con Monti” aveva fatto la sua bandiera.

Una sconfitta certo indirettamente determinata dalla scelta della stragrande maggioranza dei votanti a queste primarie, ma pur sempre una sconfitta.

Del resto l’essere sulla via del risanamento grazie a Monti (spread sceso a minimi vantaggiosissimi per alleviare il nostro debito pubblico), non permette una nuova sindrome greca con il continuo ricorso a nuove elezioni, in un quadro politico bloccato e che resta vecchio, con categorie politiche che vengono conservate a prescindere dalle novità sociali che il Paese vive e che non sono colte dalle attuali dirigenze politiche.

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Questo quadro potrebbe suscitare drammatiche conseguenze. Oggi, diversamente che un secolo fa, il rischio non è l’avvento di una dittatura con Mussolini e le camicie nere, il rischio è ben più ridicolo ma anche tragico, l’avvento di Beppe Grillo. Il quale si troverebbe (ma vogliamo sperare che sia solo fantapolitica) a rappresentare di persona o dietro le quinte, muovendo burattini, l’Italia nel consesso interno ed internazionale. Davvero troppo anche per chi ha vissuto vent’anni di berlusconismo.

La realtà è che Bersani dovrebbe trovare il coraggio di fare sue le battaglie o almeno una parte delle battaglie di Renzi, il quale puo’ dare una mano ma senza incarichi come più volte ha precisato. La realtà è che Vendola puo’ offrire poco se è vero che nella sinistra italiana l’ecologia ha poca presa e che da una legislatura manca nel parlamento italiano oltre ai verdi anche un partito d’ispirazione cominista.

Quindi occorrerà un’ampia analisi dell’Italia di oggi, di quelle che sono le difficoltà tra un nord e un sud del paese dove la faglia si è allargata enormemente dopo la stagione del leghismo, dove le donne sono ancora fuori dal modello produttivo ed i giovani, orfani di rappresentanza, sono solo argomento di talk show televisivi, ma in realtà pressoché dimenticati, nei fatti dall’agenda politica. Con il governo Monti che partito con le migliori intenzioni a livello di riforma del lavoro, che alla fine si è piagato ai veti incrociati di una classe politica che da destra a sinistra è inesorabilmente sempre la stessa almeno dal sorgere della seconda repubblica.

Almeno venti anni. Se non si avvia una stagione che superi le vecchie categorie della politica e vada alle nuove categorie che la crisi economica e la globalizzazione impone, sarà davvero difficile realizzare compiutamente la primavera italiana.

Nicola Guarino

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Nicola Guarino
Nicola Guarino, nato ad Avellino nel 1958, ma sin dall’infanzia ha vissuto a Napoli. Giornalista, già collaboratore de L'Unità e della rivista Nord/Sud, avvocato, direttore di festival cinematografici ed esperto di linguaggio cinematografico. Oggi insegna alla Sorbona presso la facoltà di lingua e letteratura, fa parte del dipartimento di filologia romanza presso l'Università di Parigi 12 a Créteil. Attualmente vive a Parigi. E’ socio fondatore di Altritaliani.

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