Lacrime di Caimano

Con una lunga lettera Berlusconi rompe gli indugi nel PDL, annunciando il ritiro della sua possibile candidatura. Lascia un’Italia devastata moralmente, culturalmente ed economicamente. La sua uscita segna la fine dell’antipolitica. Una speranza per il furturo della buona politica e del rinnovamento per il nostro paese. Le primarie divengano il fulcro della partecipazione democratica a sinistra come a destra.

Ognuno di noi ad Altritaliani, ha una sua storia, un suo percorso, un modo di vedere le cose. Da noi le idee circolano, non si puo’ certo dire che siamo degli omologati.

Gusti diversi in arte, sensibilità, passioni diverse ed in politica si trova di tutto dal liberale al nostalgico per la sinistra extra parlamentare, dal moderato all’anarchico, ma tutti eravamo e siamo accomunati dalla convinzione che bisogna riportare la gente alla politica, alla partecipazione viva, attiva e critica.

Pertanto, tutti ma proprio tutti abbiamo sempre percepito Berlusconi e il berlusconismo come il sintomo di una malattia, se non la malattia, della nostra giovane, per tempi storici, democrazia.
Ora il Caimano, ha annunciato che non si ricandiderà, e, salvo sorprese ed ulteriori colpi di scena, con lui sempre possibili, possiamo dire che ci siamo. Lo sostenevamo sin dall’insediamento di Monti e anche un po’ prima, che il berlusconismo era al tramonto se non già alla fine.

Ora questa fine è certificata dalla sua lettera di commiato che è meglio di un attestato di morte.

Nella lettera con cui annuncia di non ripresentarsi come leader del PDL, Cayman-man, si strugge, dicendo che lascia per l’amore del paese, che vuole le primarie (per il 16 dicembre n.d.r.), e i suoi sostenitori, a partire dai giornali che controlla, inneggiano al nuovo colpo politico, ai timori che ora deve avere il centrosinistra e ad altre facezie.

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Lacrime di Caimano.

La realtà è che il “piccolo dittatore” le ha provate tutte per restare in sella. Ha verificato se conveniva fare una lista a parte, se doveva riprendersi tutta la leadership nel PDL, ha fatto studi e simulazioni per verificare attraverso i sondaggi le sue possibilità di riguadagnare il trono, si è improvvisato in finte e controfinte, meglio di un’ala destra, per vedere l’effetto che produceva sugli avversari e sull’opinione pubblica.

Alla fine si è arreso all’evidenza dei fatti. Dopo aver distrutto il paese per quasi venti anni, aver contribuito al disfacimento culturale e morale di un popolo che storicamente non ha mai brillato per senso dello Stato se non in rare occasioni e sempre emergenziali, dopo averci ridicolizzato, all’estero con le sue condotte invereconde ed averci umiliato davanti a tutta l’Europa, dopo averci resi più poveri e più corrotti, dopo aver arricchito enormemente le sue imprese e le caste di suo riferimento con i nostri soldi, dopo aver impoverito e devastato con i suoi provvedimenti e i suoi alleati il patrimonio ambientalistico e culturale di un paese che su queste due voci è un’autentica potenza mondiale, dopo aver contribuito a fare dell’Italia un paese che si è riscoperto finanche razzista, noi che per decenni il razzismo l’abbiamo subito, con provvedimenti indegni di una civiltà qual era la nostra, il Caimano si è arreso all’età, ai tempi che sono cambiati, ad una crisi di un liberismo che ha sempre invocato ed ineffetti poco praticato (fortunatamente), all’evidenza di un paese che, dopo trenta anni di antipolitica o malapolitica, stabilite voi, ed un ventennio di divalori al potere, vuole ritrovare la sua storia, delle speranze, un futuro che per troppi anni è stato negato in nome di un eterno presente senza orizzonti.

Se la politica sta ritorrnando lo si deve certamente ad anni di lotta di cittadini che hanno di volta in volta difeso la Costituzione, la dignità delle donne, la scuola e la cultura, che si sono battuti perché la legge sia uguale per tutti, perché l’informazione sia libera, tenendo alto nel lavoro, nell’impegno quotidiano come nei presidi di piazza, la dignità del paese. Cittadini che con i referendum o con semplici petizioni hanno difeso il bene della democrazia e delle sue istituzioni.

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Grande merito ha avuto Monti, non ha caso scelto da Napolitano, che ha saputo tenere testa, nel rispetto delle regole democratiche, al Caimano. Monti che oggi ha esaurito sostanzialmente la sua spinta di ricostruzione morale, economica e della credibilità internazionale del paese, ma che con la sua serietà, senza accondiscendere a forme di politica spettacolo, ha saputo dare una diversa efficacia e un diverso valore etico all’azione del governo. Certo, forse si poteva osare di più, evidentemente questo governo a termine sta compiendo il suo tempo e bisognerà prepararsi ad un degno governo politico per il futuro prossimo.

Ma grande merito ha, per una volta, anche il centrosinistra, che ha inventato le primarie italiane, dando un nuovo modo di partecipazione politica. Un modello imitato ora anche dalla sinistra francese, finanche dalla destra francese (in Francia Copé e Fillon si contenderanno il 18 novembre prossimo la leadership della UMP che fu di Sarkozy). Un modello che finalmente libera anche il PDL dove già si annunciano molte e diverse candidature per la successione a Berlusconi.

Puo’ aprirsi una nuova stagione politica italiana. Certo, c’è molto da fare, certo il termine rottamazione è ruvido e magari eccessivo, tuttavia c’è nel paese e si sente una forte esigenza di rinnovamento non solo dei programmi ma anche degli uomini.

Almeno in poltica sarebbe l’ora di selezionare giovani capaci e volenterosi, senza eccedere in demagogie giovaniliste, Terracini, Lombardo, Pertini, Amandola furono politici degnissimi e finirono la loro carriera in tardissima età, Fiorito, Scilipoti sono più giovani ma non certo esempi di buona politica. Pero il rinnovamento richiede anche competenza ed esperienza, e con tutta la sfiducia che puo’ esserci bisogna credere che non tutti quelli che si avvicinano alla politica siano dei corrotti arrivisti. A sinistra, come a centro o a destra.

Qualcosa si muove nella politica italiana, occorre pazienza e fiducia.

Nicola Guarino

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Nicola Guarino
Nicola Guarino, nato ad Avellino nel 1958, ma sin dall’infanzia ha vissuto a Napoli. Giornalista, già collaboratore de L'Unità e della rivista Nord/Sud, avvocato, direttore di festival cinematografici ed esperto di linguaggio cinematografico. Oggi insegna alla Sorbona presso la facoltà di lingua e letteratura, fa parte del dipartimento di filologia romanza presso l'Università di Parigi 12 a Créteil. Attualmente vive a Parigi. E’ socio fondatore di Altritaliani.

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