Settembre poi….verrà.

I timori di una madre per la figlia di sei anni che tra pochi giorni entrerà a scuola e nel mondo, questo.

In cerca di possibilità, in questa fine estate, decisamente troppo arroventata e fastidiosa.

E come, ogni anno, al finire della bella stagione mi animo di progetti e mi invento cose da fare, tra possibilità reali e piccoli pretesti fantasticati giusto per distrarmi un po’(quella volta che mi sono inventata di voler aprire, ma presto che non voli via settembre, un negozio di fiori, avevo decisamente esagerato, non che non mi piacciano le piante ma non saper distinguere una genziana (?!) da un mughetto (?!) non depone a mio favore in questa nobile arte).

Settembre è la meta bramata, il desiderio che si realizza, mancano pochi giorni e tutto si rianimerà come un mercato che già alle prime luci dell’alba inizia a muoversi e riempirsi di colori, di promesse, di bellezza da acquistare o guardare, basta avere occhi per farlo e cuore per assaporare il bello esposto. Il tutto annaffiato con una buona e generosa brezza rinfrescante e già te la immagini mentre ti scivola sulla pelle e ti costringe a gioire per questo nuovo inizio di stagione che in ogni caso, per tutti i buoni sogni che lo accompagneranno, sarà un periodo propizio.

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In questa frenesia di iniziare e di fare, dopo la pausa, il caldo, il tedio, mi fermo a pensare alle realizzazioni vere che si stanno per concretizzare e a quelle che si sono meravigliosamente svelate.
Bello ed emozionante, sarà, vedere la mia fanciulla che si caricherà del suo zaino per iniziare la prima elementare, questa bimba alla quale fino a ieri cambiavo i pannolini stracolmi di pipi santa ed altre divine manifestazioni della sua “gioia” e della sua buona salute!

Quella bimbetta che guardavo e mi guardava, senza ancora capirla ( invece lei mi capiva benissimo), una marzianina che mi commuoveva e che, più intelligente di me, già aveva compreso con chi aveva a che fare e quanta pazienza ci doveva mettere con questa mamma!

Fortuna, però, che in pochi anni mi è riuscita ad aggiustare, rendendo questa inverosimile pasticciona in una mamma piuttosto presentabile. Diciamo che con il tempo e tanta tolleranza mi ha accomodata!
Dicevo, la mia piccola che imparerà ed inizierà il suo viaggio attraverso la lettura e la scrittura .

A questo evento ci stiamo preparando. La libreria c’è già, allestita nella sua stanza, ancora semi vuota ma pronta per accogliere storie, paesi, gatti, cani e bimbi colorati. Due libri, a dire il vero, sono già lì in attesa di essere presi tra le mani, annusati e navigati, scelti dalla mamma ma approvati con estrema serietà dalla discente “ Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare” (fiumi di lacrime ho versato su questo libro, spero che mia figlia sia meno piagnona!) e “Il piccolo principe” ( su cui devo proseguire negli scavi per tirare fuori altri frammenti inesplorati della sua grandezza).

Bene a questo evento, paragonabile allo scoppio del big bang di antica memoria, mi avvicino con entusiasmo e mal celata eccitazione. Sarà che per me i libri sono stati la liberazione, l’uscita luminosa dall’antro oscuro della noia, del mutismo e della resa all’immobilismo delle passioni.

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In una sorta di presuntuoso gioco delle immagini che si ripropongono spero che questo effetto vitale siano, anche per lei, la scoperta della scrittura e del gioco straordinario delle parole nella loro danza attorno alla ricerca di un senso.

Importa, certo, il fatto che la scuola a cui io la sto preparando, non è preparata, invece, ad accogliere con dignità i suoi studenti.

Non sono tanto gli spazi che mancano, palestre inesistenti, mense lillipuziane in cui gli scolari sono chiamati a turno, chi prima arriva meglio alloggia e visto che i pasti arrivano da fuori se entri nel primo turno sei il fortunato che avrà la pasta calda e gli altri si arrangino! lo scaldino non è previsto!

Il giardino? Pozza d’inverno, marciapiede infuocato d’estate , così i bambini nella loro ora d’aria rimangono seduti nelle classi pollaio, a farsi, tutt’al più, una partitina a carte.
Non sono tanto le persone che mancano all’appello ogni inizio anno, dove sono i bidelli, gli insegnanti di sostegno, i maestri di musica, d’arte (mia personale utopia), d’ inglese? Tutte assenze che non è possibile giustificare.

Dove sono le risorse per permettere ai bambini di creare, di muoversi tra i colori, la fantasia, di sperimentare tutti i giorni, nei loro giorni di lavoro, la gioia dello scoprire, dell’emozionarsi, dell’innamorarsi della vita intorno piena di prodigi?

Come ogni anno, anche quest’anno, so già che dopo l’abbraccio e la trepidante domanda “dai, dimmi, come è andato il primo giorno di scuola?” seguirà la risposta e l’immancabile “mamma la maestra mi ha dato un biglietto” e il biglietto conterrà la lista della spesa a cui genitori dovranno far fronte tra colori, risme di carta, carta igienica, colle, pennarelli eccetera, eccetera.

Quello che fa più indignare è l’assenza di attenzione e impegno serio verso la scuola.

images-7.jpg Uno Stato che non riconosce la sacra dignità dell’educazione nel suo ruolo di costruttore di identità libere e pensanti, che non investe risorse e cuore in questo ardito e fondamentale progetto è indecente per sua stessa ammissione, latitante e reo confesso di inettitudine. .
Una scuola che non regala emozioni e non sa appassionare è un bel guaio, una fregatura.

Ma io so, che quello che ha aiutato e formato me sarà fondamentale anche per lei.
Settembre arriva e ricomincerà la mia ricerca umana e personale che sapientemente guidata e seguita con affetto e precisa attenzione, ha definito e scritto di nuovo, con bella calligrafia su pagine candide, la mia storia.

Quello che ha reso forte me permetterà a lei di essere bella, più bella nei giorni della sua crescita serena e gioiosa.
Perché quello che questo Stato latitante, avaro e indecente ti toglie in respiro e sostegno te lo restituiscono i rapporti umani.
Storie, incontri, meravigliose persone che mi permettono di resistere e trasformare la rabbia e il dolore in riscatto e nuove possibilità, nuove emozioni. Le realizzazioni svelate.

E mia figlia sente la calma e la serenità della sua mamma.

Tutto questo la rende libera di viaggiare tra le sfumature della sua fantasia, ad ali spiegate senza vincoli e legacci, sovrastrutture finte e castranti. La mia ritrovata libertà, anche dalla sofferenza e da una cultura asfissiante, sarà il sale che darà gusto e sapore ai suoi giorni.
Avrà voglia di sapere e dissetarsi e andrà dove la sua voglia di conoscere e il suo desiderio la porteranno. Coraggiosa e seria come già il suo piccolo cuore di bambina promette e mantiene.

Mi posso dire brava ogni volta che la guardo bella, curiosa e festosa.
Ma nel mio dirmi brava c’è il riconoscimento e la gratitudine per l’affetto e l’aiuto di tante persone, una su tutti, che hanno permesso a tutto quello che ora non c’è più di rimanere vivo e al brutto che c’era di volare via.
Ricordi, emozioni, affetti.

Quello che un paese estremamente burocratizzato, non sa più restituire ai suoi cittadini in termini di patrimonio di conoscenze, emozione, speranza, fantasie sul futuro, lo fanno una cultura dell’accoglienza, della solidarietà, dell’affetto. Mi vengono in mente le parole di quel giovane eroe, Vittorio Arrigoni, che profondamente conosceva il senso della sua frase pronunciata così spesso, diventata vessillo di una nuova solidarietà “ Restiamo umani”…. nonostante tutto.

Tutto questo mentre pensavo al mio Marco e alla coraggiosa e vittoriosa Manuelagrandedel gruppo, come recita, ancora, la rubrica telefonica accanto al suo numero.

Marina Mancini


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