Il sole sorge a sud, un libro di Marina Valensise

Il libro di Marina Valensise è un viaggio contromano da Palermo a Napoli via Salento, in un sud “antigomorra” fatto anche di risorse e speranze in un paesaggio che sembra cristallizzato nel tempo. L’autrice da settembre sarà la nuova direttrice dell’Istituto italiano di Cultura di Parigi.

Tocca le quattro stagioni questo viaggio contromano al Sud (come vuole l’autrice) per ridisegnare in chiave moderna, come in “on the road”, le potenzialità di cambiamento in regioni che tuttavia stentano a decollare. Ed appare suggestiva la prassi con la quale l’autrice inquadra il susseguirsi dei luoghi e delle persone che descrive.

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E’ narrato in soggettiva questo testo che consente al lettore-spettatore (come in un film) di calarsi nei personaggi e soprattutto nello spirito del luogo. Come suggestivo è pure l’accostamento (dicevamo) delle regioni alle stagioni: estate-Sicilia; autunno-Calabria; inverno-Basilicata e Puglia; primavera-Campania. Il Sud mitologico e reale, il Sud che pur rappresenta una propria intrinseca modernità e quindi in grado di sconvolgere i criteri astronomici, per cui il sole non sorge più a est bensì a sud.

E’ una rilettura vivace e propositiva quella che fa la scrittrice e giornalista Marina Valensise nelle sue 363 pagine, dato alle stampe per Marsilio (nel 2012). Risiede a Roma, dove lavora al Foglio dal 1996 e collabora con Panorama; si è occupata di storia francese, ha tradotto e curato l’edizione italiana delle opere di Francois Furet, fra i massimi esperti della Rivoluzione francese. Dal prossimo autunno, su conferimento del ministro degli Esteri Giulio Terzi, ricoprirà il prestigioso incarico di Direttrice dell’Istituto italiano di Cultura a Parigi. La Valensise è nata a Polistena in Calabria, che nell’etimo greco è il luogo “dove il bello abbonda”: un tempo, molto meno oggi, afflitta e stretta com’è, non solo geograficamente.

L’autrice fa parlare i luoghi attraverso il confronto e la descrizione delle persone che ne hanno messo in risalto le caratteristiche dal punto di vista agricolo, imprenditoriale, culturale e turistico. Il rapporto dalla Basilicata è avvenuto mediante lo scrittore Giovannino Russo, suo amico di vecchia data, il quale ci ha messo in contatto al fine di approfondire le potenzialità e le personalità che ne esprimono la contemporaneità: da De Ruggeri a Caserta, da Schiuma e Maragno alla Zynn a Matera, e quindi Cappelli, Leporace, Carrano a Potenza, Giuratrabocchetti e Lostaglio nel Vulture. Partendo da un’analisi piuttosto intimista, ornata di odori dell’infanzia fra nonni cugini e zii, l’autrice accompagna il lettore in una reminiscenza quasi mitizzata: figure familiari depositarie di quei valori di rispetto, rettitudine e dovere che fanno da contraltare ad una condizione nella quale, apparentemente, l’habitat si è mantenuto lo stesso, mentre coloro che lo vivono, lo assorbono in una visione abnorme e in molti casi fatalmente degenerata.
Marina Valensise

Tuttavia, l’autrice non discredita il Sud, anzi ne amplifica le capacità dando nome e cognome a quanti si prodigano per un riscatto che va oltre le presunte motivazioni meta-politiche: persone costruttive sia nell’impresa che nella cultura. Un palpabile istinto alla curiosità declinata al femminile ci avvolge e ci rende partecipi, a partire dalla copertina che salda (nell’arancio) l’intera veste. “Il sole sorge a sud” capovolge dunque i consueti modelli sociologici introducendo riferimenti naturali ed ambientali che, rinnovandosi da millenni, danno colore e valore a questo lembo della Penisola.

Il testo descrive luoghi e situazioni, soffermandosi su caratteristiche di umanità arcaica, nelle campagne come nelle città. Un “viaggio contromano” nel quale anche storia e mito aiutano a comprendere il decadimento dei valori. L’autrice si concentra talvolta su drammi e sofferenze alquanto palpabili; una terra sulla quale incombe una latente angoscia per un futuro che non lascia intravedere speranze di miglioramento. Eppure Marina Valensise intende smentire questo pesante pregiudizio; le sue sono parole di fiducia nei confronti di quel Sud “antigomorra”, colmo di potenzialità umane e di patrimoni culturali sui quali si può decisamente fare affidamento.

E’ in definitiva un viaggio nello spazio e nel tempo, “sospeso tra lo stupore e l’ironia, alla scoperta della ragioni per le quali non possiamo pensare l’Italia senza il Sud – conclude l’autrice – salvo amputarci di una parte essenziale del nostro immaginario, delle nostre radici, della nostra storia e del nostro futuro. Il Sud non è un problema, bensì una risorsa”.

Armando Lostaglio

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Armando Lostaglio
ARMANDO LOSTAGLIO iscritto all'Ordine dei Giornalisti di Basilicata; fondatore del CineClub Vittorio De Sica - Cinit di Rionero in Vulture nel 1994 con oltre 150 iscritti; promotore di altri cinecircoli Cinit, e di mostre di cinema per scuole, carceri, centri anziani; autore di testi di cinema: Sequenze (La Nuova del Sud, 2006); Schermi Riflessi (EditricErmes, 2011); autore dei docufilm: Albe dentro l'imbrunire (2012); Il genio contro - Guy Debord e il cinema nell'avangardia (2013); La strada meno battura - a cavallo sulla Via Herculia (2014); Il cinema e il Blues (2016); Il cinema e il brigantaggio (2017). Collaboratore di riviste e giornali: La Nuova del Sud, e web Altritaliani (Parigi), Cabiria, Francavillainforma; Tg7 Basilicata.

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