Pedofilia: Un Affaire d’Outreau all’italiana.

“Mai condannare in base alle accuse di bambini”: lo sentii dire a un vecchio magistrato in un convegno, era da poco uscito (tanti anni fa) un film sul “caso Girolimoni”, un poveraccio che fu accusato di aver stuprato e ucciso un mucchio di bambine, quasi linciato e condannato, liberato dopo qualche anno quando fu chiaro che non c’entrava niente, ma ai giornali fu proibito di scriverne perché il Fascismo al potere a quei tempi non poteva ammettere errori giudiziari.

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In questi tempi i giornali italiani possono scrivere che tre maestre, il marito di una di loro, e una bidella, hanno avuto una sentenza di assoluzione piena, dopo sei anni di accuse tanto spaventevoli quanto per niente credibili, pronunciate da bambini che venivano chiaramente plagiati dai loro genitori. Alcuni dei quali, alla sentenza, hanno inveito e insultato pesantemente i giudici. E nessuno li ha denunciati per vilipendio.

Eppure avrebbero dovuto essere contenti perché il tribunale sanciva che i loro figli – ben 21 pargoletti delle prime classi elementari – non avevano ricevuto alcuna molestia, non erano stati sottoposti a nessuna delle strabilianti torture e delle sanguinose atroci violenze raccontate a papà e mammà, sempre più sanguinose e atroci man mano che crescevano. Perché le indagini hanno concesso loro tutto il tempo: sei anni interi.

Però sui corpi di quei 21 bambini non c’era neanche un graffio, e si vedeva a occhio nudo; nessuno, in quel paesotto residenziale vicino Roma, aveva mai visto un piccolo bus carico di pargoletti fare più volte la spola tra la scuola e una misteriosa casa degli orrori, il tutto durante l’orario di lezione! Il più feroce degli stupratori indicato dai bambini rischiò il linciaggio ma rimase poco in galera, perché si scoprì subito che, certo, è proprio un “uomo nero”, ma perché è africano, fa il benzinaio per 18 ore al giorno, non s’era mai mosso da quel distributore, dove però, per gioco, aveva mostrato la lingua a una bambina mentre metteva la benzina nell’auto di papà. Il quale fu convintissimo di quello che la bambina gli inventò qualche giorno dopo; andrebbe lui sottoposto, insieme tutti gli altri accusatori, ad accurati accertamenti psichiatrici. Se non altro.

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Ma gli inquirenti, gli avvocati, e i magistrati? Il Procuratore Marco Mansi per sei anni consecutivi ha creduto tutto quello che i carabinieri mettevano a verbale, ha affidato la perizia d’ufficio a una che non sa nulla di psicologia infantile e che non ha registrato, come prescritto, le deposizioni di bambini fatte in presenza di genitori chiaramente disturbati, con “atteggiamenti prevaricatori” che sono stati riscontrati anche dalla Suprema Corte di Cassazione quando ha annullato atti d’accusa che però l’accusatore ha poi ripetuto.

E la giudice Elvira Tamburelli ha fatto addirittura arrestare gli accusati, liberati dopo 17 giorni dal Tribunale del Riesame che ammonì tutti sull’evidenza sospetta di quelle riunioni di genitori, di quella raccolta di firme eseguita propagando assurdità casa per casa.

Durante i suoi 18 anni di potere, Berlusconi ha insultato continuamente i magistrati, s’è dichiarato perseguitato dalla giustizia italiana, ha negato l’evidenza, ha attaccato l’indipendenza dei giudici, ha ottenuto dalla sua maggioranza leggi che lo salvavano dalle condanne (e anche il voto unanime dei suoi parlamentari convinti che fece rilasciare una avvenente fanciulla accusata di furto perché le aveva detto d’essere nipote del rais egiziano Mubarak, e quindi aveva evitato un caso diplomatico).

I giornali hanno potuto scrivere tutto. E noi forse non ci siamo accorti che è stata una overdose con conseguenze anestetiche nell’opinione pubblica. Cosicché sei anni di atroce calvario degli accusati (e anche dei bambini) restano senza le giuste conseguenze per tutti i responsabili. E anzi, rischiano perfino di continuare.

(nelle foto la scuola di Rignano Flaminio e in basso il manifesto del film che ricorda il caso Outreau)

Eleonora Puntillo

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