Un Grillo per la testa.

Io ve lo dico subito. Di Beppe Grillo non mi fido. Non credo ai partiti fai da te.

Il nostro sito è stato coerentemente contro l’antipolitica che per diciotto anni ha proposto il berlusconismo, con la sua vuota e interessata spettacolarizzazione, mentre nel sottobosco crescevano le caste, i privilegi di pochi, una sottocultura di clientele e corruzioni.

Certo, i partiti non sono riusciti a farsi interpreti della realtà italiana. Sono stati spesso lontani e incapaci di comunicare, con quei giovani che cercavano lavoro o un’esistenza semplicemente meno precaria, lontani da quelle donne che oggi per il 53% nel sud sono senza lavoro e vivono condizioni terribili d’impoverimento sociale e culturale, sono stati ambigui e inconcludenti in materia di diritti civili, hanno contribuito agli sprechi e a giochi di caste, contribuendo ad un sentimento antipartitico sempre più diffuso. Sono stati lontani in questi anni da tanti movimenti che hanno lottato sul tema dei beni pubblici, in difesa della Costituzione, in difesa del mondo della cultura e delle scuole, non riuscendo a fare proprie le tante sacrosante richieste di politica che venivano dalla cittadinanza.

Tuttavia, di Grillo non mi fido.

Vignetta di Emanuela De Siati

Sia chiaro per quello che si è visto e capito (poco) quelli del Movimento a Cinque Stelle sono un mondo vario e composito, che fa politica ma è privo di un sistema di regole ideali o di un’ideologia, che consente di evidenziarne una loro netta e chiara identità.

A vedere le loro liste, accorpate sotto il marchio creato dal comico genovese, sembrerebbero quelle che un tempo erano dette liste civiche, a volte meritorie e oneste interpreti delle reali aspettative dei cittadini.

Ma la macropolitica non si può farla gestire da comitati e gruppi inevitabilmente disomogenei essendo cresciuti e vissuti nelle più varie e disparate realtà locali.

E poi c’è lui, e il suo cerchio magico. Sono diverse le similitudini tra Le Cinque Stelle e la Lega Nord, non nei contenuti, quelli dei primi sembrano ancora più vaghi di quelli che furono della Lega dei primi anni. Ma l’entusiasmo con cui è accolto Grillo dai cittadini (il suo movimento è nei sondaggi secondo dietro solo al PD), è simile a quello raccolto allora da Bossi, ma anche da Pannella e i radicali negli anni settanta, o da Leoluca Orlando e dalla Rete negli anni ottanta, o dalla stessa Forza Italia di Berlusconi nella prima metà degli anni novanta. Tranne i radicali che pur ridotti ai minimi termini hanno mantenuto, e non sempre, una stoica coerenza, gli altri esempi dimostrano che certe ventate di politica (antipolitica) sono estremamente volatili e di corto fiato.

Con questo voglio dire che la politica e i partiti vanno riformati e che dalla cura Monti, sono certo che uscirà un nuovo quadro politico con nuovi soggetti, spero nuove dirigenze, e con partiti capaci di esprimere, nel rivalutare il ruolo anche etico dell’idea politica, nuove visioni sul futuro del proprio paese, ma visto che stiamo nella globalizzazione, direi anche dell’Europa e del mondo.

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Francamente, nutro qualche sospetto sulla tenuta ideale dei pirati tedeschi e francesi, mi angosciano le “albe nuove” in Grecia, o partiti che hanno come solo scopo statutario la lotta agli islamici, come in Olanda. Così dubito anche dei grillini e particolarmente del loro capo.

Amici mi raccontano, che esistono regole ferree e che alcuni che hanno chiesto informazioni, in perfetta buona fede, sono stati visti dall’entourage grilliano come spie, persone da cui diffidare. Si respira nel cerchio magico di Grillo, come in quello che fu di Bossi, un clima di diffidenza, di sospetto, un regime duro, dove chi non è in linea (ma quale linea?) con il capo è espulso dall’ufficio legale del comico (leggi, appunto, cerchio magico). E’ successo, l’ha ricordato anche la grande stampa, al consigliere De Francesco in Emilia espulso (da Grillo) per aver espresso una solidarietà al quotidiano L’Unità.

E che dire di Giuseppe Favia, fulminato dalle reprimende dello Chef, per eccesso di protagonismo. Si sa, Grillo è un comico da “One man show”, fino ad arrivare all’attualità con Pizzarotti che appena sindaco a Parma, se la deve vedere già con le dure direttive di Beppe.

Almeno il PCI quando cacciava il Manifesto dal partito lo faceva con un Comitato Centrale, un’assemblea in cui si discuteva e si votava. La politica è forma, è metodo, oltre che idee e azione.

E poi, abbiamo fatto tanto perché finisse la politica spettacolo con le sue veline e l’Apicella che cantava, con le sue escort e i suoi finti scontri televisivi, per tornare ad una politica fra la gente e con la gente, per poi vedere invece salire nei consensi un comico che inventa un movimento senza regole (l’unica regola è lui), che spara a zero su tutti con invettive sconclusionate e artatamente veementi e passionali

Il mondo a cinque stelle, l’abbiamo detto è vario e composito, vive in gran parte nella rete, nei blog, ma occorrerebbe che il suo confronto si compisse attraverso i consueti e forse tradizionali strumenti democratici, assemblee, che discutono, votano, scelgono i candidati, propongono e incaricano i loro rappresentanti.

Che senso democratico può avere un movimento che è nelle sue componenti, riconosciuto ed investito solo dal marchio di garanzia di Beppe Grillo?

Invece, fino ad oggi, si è assistito ad un comico che gigioneggia sul palco come un novello Mussolini, che fa grasse battute anche sui suoi confederati, e tra lui e il suo entourage, stando a testimonianze di molti, serpeggia un’omofobia inquietante con battute contro i “froci” che ricordano il cameratismo del ventennio raccontato in tanta letteratura. Aspramente antieuropeista vagheggiante demagogiche ed irresponsabili uscite dall’euro, un inquietante mix tra Marine Le Pen e il più settario vetero comunismo, una propensione a fagocitare ogni movimento faccia tendenza come nel caso dei No-Tav, un mago dell’immagine senza mai comparire alla TV.

Insomma un neopopulismo, nemmeno tanto lontano da quello che fu del suo odiato competitor, lo psiconano al secolo Silvio Berlusconi, fatto di un aggressivo antisistema partitico, infarcito da demagogie e crude ostilità come anche l’invito a pensionarsi contro Napolitano. Un attacco mirante allo smantellamento delle istituzioni.

Eppure il verbo di Grillo non incanta nelle aree più povere e depresse, come nel sud, dove alla favola che lo Stato uccide più della mafia nessuno crede, neanche lì, dove lo Stato è più lontano.

Questa circostanza dovrebbe far riflettere sulla vera natura della discesa in campo di Grillo, il quale vuole dirigere ma dalle quinte lanciando i suoi uomini all’assalto, tenendo i fili lavorando da dietro,

E, poi, proprio l’eterogeneità dei gruppi e delle liste, imporrebbe una sintesi politica che maturi attraverso dei congressi costitutivi, di questo dibattito noi come tanti altri daremo, nel nostro piccolo, visibilità, spazio e magari anche un contributo d’idee, altrimenti anche l’uso della rete con i suoi limiti relazionali e finanche linguistici, finirebbe già per essere vecchio, viceversa occorre una rete ampia, libera, aperta, non asservita a padroni o ai loro cerchi magici.

Altrimenti avremo l’ennesimo caso di una forza di protesta e si sa, la Lega insegna, i partiti di protesta quando devono governare iniziano a balbettare se non peggio.

In politica non basta essere onesti (dagli anni ottanta sembra sia l’unico aggettivo qualificativo del politico da sostenere), non basta conoscere la realtà delle cose, bisogna anche interpretare, sintetizzare le diverse situazioni locali, progettare un’idea comune e condivisa della politica e della società e in questo binomio ci metto tutto, naturalmente anche l’economia.

Bisogna avere una storia alle spalle e un futuro d’avanti. Non a caso Togliatti diceva: “Veniamo da lontano e andiamo lontano”. Poi è andata come è andata.

Quindi ai grillini un consiglio. A volte, lo si dice banalmente anche in psicanalisi, per crescere bisogna uccidere (metaforicamente, mi raccomando) il proprio padre. Quindi toglietevi questo Grillo dalla testa, siete abbastanza maturi per camminare con i vostri piedi.

Veleno

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4 Commentaires

  1. Un Grillo per la testa.
    Questa volta non sono minimamente d’accordo con Veleno. Giustamente è stata fatta una differenza tra Grillo e i cosiddetti « grillini » (è noto che non amano esser definiti così). Per lo più questi ultimi sono brave persone, spesso giovani, emerse dalla società civile su concretissimi problemi (condivisibili o meno) sui quali spesso sono molto competenti. Se il movimento è privo di un’ideologia (siamo sicuri che sia un male, visto quel pò pò di guasti che hanno fatto le ideologie) non è giusto né vicino al vero che siano privi di ideali! Hanno avuto e, probabilmente avranno, successo in maniera non differente da quella dei leghisti e del primo Berlusconi ma, a differenza della Lega non seguono idee reazionarie come la secessione e, a differenza del primo Berlusconi, non scendono in campo per difendere i propri interessi. Quello del web è sicuramente un metodo non perfetto di democrazia e di selezione della classe politica, ma siamo sicuri che i metodi tradizionali abbiano dato – soprattutto negli ultimi tempi – risultati migliori? E il ricordo della radiazione del gruppo del « Manifesto » è proprio un esempio di democrazia? I vari « comitati centrali » dei partiti comunistii, all’epoca (1970) ancora influenzati dall’URSS, avevano metodi democratici? Grillo è un comico, è vero. Ma perchè un comico che, per giunta, si è sempre occupato di satira politica, e quindi di politica tout court, dovrebbe avere una legittimità minore per scendere in politica rispetto ad appartenenti ad altre categorie professionali come gli avvocati, i magistrati, i giornalisti o, peggio, quelli che lontano dalla politica non saprebbero che fare? (le Province, si sa, non vengono abolite per dare una sistemazione ai politici trombati che non hanno una professione cui ritornare). Infine non è certo Grillo il colpevole del disintegrarsi o dell’autodisintegrarsi di partiti storici che, solo in Italia, non esistono più! L’onestà da sola, certo, non basta per governare un paese. Ma la classe politica che ci ha governato non solo non ha l’onestà ma neanche le idee! E siamo sicuri che una (molto ipotetica ed eventuale) uscita dall’Euro sia una cosa « qualunquista »? Krugman, Stiglitz e molti neokeynesiani (cioè economisti liberali ma non liberisti selvaggi) ritengono di no! Il fatto è che questo non è un paese laico, nel senso che si creano un cumulo di dogmi. Uno, ormai idolatrico, è quello del bene dell’Euro, cioè di una moneta, unico caso nella storia, creata prima dell’unità politica (prima furono unificate Italia e Germania e poi costruiti lira e marco). Inoltre le istituzioni che governano la moneta europea non rispondono ad un parlamento (abbiamo in Europoa l’unico parlamento occidentale che non ha l’iniziativa legislativa né approva le leggi). Si risponderà « ci vuole più Europa », certo, purchè questo non significhi aumentare il potere di istituzioni non elette da nessuno e che tanti danni hanno fatto e continuano a fare (ma sembra che il « più Europa » voglia significare proprio questo e non creare un vero parlamento e delle istituzioni che rispondano ai popoli europei). In conclusione, sia pure senza troppe illusioni, non demonizziamo i grillini, non possono fare più danni dei banchieri e assicuratori travestiti da tecnici e dei politici (il famoso ABC) che ci hanno finora governato ed infine non hanno nulla in comune con i « piraten » e tantomeno con i neonazisti greci. Certo, se i partiti tradizionali si riformassero… ma alzi la mano che non ritenga che ciò si sta dimostrando praticamente impossibile!

    • Un Grillo per la testa.
      Il gentilissimo D’Isanto, ne mette di carne a cuocere. Cerchiamo allora di fare chiarezza:

      1) Sono arcisicuro che gli impropriamente detti « grillini » sono persone oneste, competenti (spesso anche più di tanti politici professionisti), moderati (un giorno bisognerà capirsi sul concetto, visto che molti lo confondono con conservatori), entusiasti e anche realisti (non paia la cosa una contraddizione). Il punto è che sembrano tante liste civiche che hanno avuto lo sponsor Grillo, il quale più che una sapiente guida politica, mi sembra un inquietante marchio di garanzia.

      2) Non c’è dubbio che se Grillo esiste è perché i partiti ormai da più di ventanni sono incapaci di sintonizzarsi con la realtà e con i cittadini. Questo è un po’ a causa del lungo periodo di antipolitica identificabile con il berlusconismo, che ha sfaldato ogni valore etico della politica, minando concetti fondanti sia per le tesi socialiste che per quelle liberali, sia perché cadute le ideologie dominanti nel 20esimo secolo, non si sono avute nuove ideologie.

      3) A tal proposito, vorrei dire che le ideologie non sono delle bestemmie, sono un sistema di idee e principi che ispirano l’azione di un partito e sulla base delle quali si progetta un’idea di società per il futuro.

      4) Orbene i partiti sembrano incapaci di proporre idee che aggreghino e uniscano i cittadini su un progetto e francamente il M5S nella sua varietà, non mi sembra capace in tal senso, configurandosi come un partito liquido definizione di Bauman ripresa anche da Sartori. Aldilà di un loro pragmatismo su temi locali o anche su alcune idee generali e/o di metodo, non vedo il respiro della grande Politica, quella nobile, per la quale da diversi versanti molti hanno dedicato la vita.

      5) In particolare dubito di un partito, altro che movimento, padronale; dove Grillo, dice questo mi piace e questo no. Dove lui è il dominus, il metro « democratico » per stabilire chi può o non può aderire facendolo sconfessare all’occasione dal suo ufficio legale. Questi partiti privi di metodo democratico, sono come quelli (F.I. e PDL) di Berlusconi e si vede la fine che fanno quando il padrone si pensiona. Insomma ancora politica = spettacolo ed io ne sono stanco.

      La realtà è che i partiti dovrebbero rinnovarsi profondamente e non solo ai vertici. Perché quelle liste civiche che si chiamano M5S, potrebbero trovare case in partiti democratici impegnati sul territorio. Ma è proprio lì, a quel livello che si nascondo molto del marcio del sistema politico, in quelli che una volta erano detti: « Quadri intermedi », che oggi sono perlopiù composti da affaristi che non hanno nessun senso del bene comune oltre che nessuna idealità.

      6) Per quanto riguarda l’Europa; io sono un europeista convinto. Per me il problema è che bisogna tornare ai nostri padri fondatori, che pensavano ad un’Europa politica prima che economica. La questione è che bisogna capire che per andare agli Stati Uniti d’Europa (idea cara al PD) bisogna rinunciare agli egoismi della propria « bottega ». Fin quando il destino dell’Europa sarà nelle mani prima di Sarkozy e Merkel e poi della sola Merkel, l’Europa non potrà avere futuro. Il problema è che come in Italia. anche in Europa, non siamo guidati da statisti ma da nani, con tutto il rispetto per i nani. Alla Merkel dell’Europa non interessa niente, non escludo che punti al suo fallimento a lei interessa solo la Germania. Siamo innanzi ad un evidente caso di miopia politica. Seza l’Europa e senza l’euro avremmo dei debiti pubblici tali che, a meno che non crediamo alla provocazione di Berlusconi, che vuole stampare gli euro, dimostrando che dopo il vizio delle donne è passato a quello del vino, imploreremmo i cinesi di comprarci anche le mutande pur di sopravvivere. Del resto riprova n’è che i politici che parlano di uscire dall’Europa sono in evidente malafede. Tanto è vero che finanche i nemici numero uno dell’Europa, i comunisti greci (in odore di vincere le prossime elezioni elleniche), già stanno cambiando il tiro dicendo che non vogliono andarsene e che vogliono discutere con la Merkel. Una cosa che la dice lunga.

      VELENO

    • Un Grillo per la testa.
      Sono completamente d’accordo con l’analisi di Lucio d’Isanto. La sottoscrive pienamente. Demonizzare Grillo e il M5S mi sembra davvero un esercizio vano. il M5S è davvero un problema per l’Italia o un’opportunità?
      Nessuno dei risultati ottenuti dal Movimento e dagli amministratori locali che di esso fanno parte è stato citato da Veleno. Peccato. Solo critiche ad un preteso dominus. Il M5S ha un programma, che invito a leggere per bene, e delle idee che rinviano a una visione globale della società e della cittadinanza che può essere anche chiamata ideologia, tolti i dogmatismi cui questo termine pu alludere per alcuni. Un’ideologia molto bella, a mio avviso; un progetto ambizioso e inedito di democrazia diretta e partecipata che deve fare le sue prove nelle realtà. Certo, è una cosa nuova. Non siamo misoneisti. Io plauderei all’impegno e al coraggio di tanti del M5S, gente che conosco personalmente, e spererei che riescano a rinnovare la politica. Perché loro sono politica. Non i partiti attuali. Mi pare sia sotto gli occhi di tutti da troppo, troppo tempo.
      Chi condivide il programma del M5S ed è incensurato e non iscritto a un partito può presentare una lista civica come M5S. Chi non condivide il programma, può formare una lista civica con un altro programma. Quando c’è disaccordo di fondo, si integra un altra lista, o un partito. Altro che epurazioni. Se si parla di dominus e di espulsioni arbitrarie, unilaterali, etc, non si fa che ripetere informazioni errate che tendono a far apparire Grillo come deux ex machina di una banda di minus habentes in adorazione. Conosco il Movimento. Ho votato il candidato sindaco del M5S a Genova e amici iscritti a partiti tradizionali della sinistra lo hanno votato (con minacce di espulsione, che possono essere giustificate secondo coerenza, o eccessive). Un esempio: Il Fatto ha organizzato un dibattito con candidati sindaci di Genova al Teatro Stabile; Grillo ha consigliato al candidato sindaco del M5S di non andare per non finire in una trappola mediatica, con domande del tipo « ma lei approva i diktat di Grillo? » che tendono a mettere in evidenza una verità preconcetta. In realtà, il candidato è andato – prova, tra le tante che i giornali non citano, che Grillo dice la sua ma non è un burattinaio di nessuno – ed si è trovato difronte a un professionale e cortese Sansa, affatto malintenzionato e molto aperto, con tutti.
      Grillo non aspira a nessuna carica politica – non temete, dunque, di ritrovarvelo, come Bossi o Berlusconi, cui è paragonato – e quanto ingiustamente! – dai suoi detrattori sulle testate partitiche – e in questi anni ha fatto da amplificatore alla voce di tante persone che, come me, disgustate dalla corruttela e dalle clientele dei partiti politici tradizionali, sono sempre state appassionata sinceramente dalla politica, cioè dall’esercizio attivo della cittadinanza che nulla ha a che fare coi partiti che tengono in ostaggio il nostro paese e che sfilano, coi vari Verdini, Malinconico etc, all’imprescindibile parata del 2 giugno.
      Il discorso è lungo e complesso, ma invito a conoscere bene il M5S, direttamente, senza mediazioni, e a fidarsi un po’ di più delle cose nuove ed entusiasmanti che i cittadini italiani possono realizzare, senza tagliare le radici del passato e conservandone gli insegnamenti grandi e belli, ma non per forza strutture elefantiache, orientate solo da interessi economici e dalla brama del potere per se stesso.
      Veleno, cosa si intende per « Cura Monti »? Non ho capito. Grazie in anticipo.

      • Un Grillo per la testa.
        Per certi versi, non vedo una grande differenza tra il mio pensiero e quello di Isaotta, che ringrazio per la sua evidente passione civica e politica. Io sono persuaso, pensavo fosse chiaro, che M5S sia composto da un variegato mondo che fa politica, anzi la fa meglio dei partiti cosiddetti tradizionali che ribadisco da troppi anni hanno perso il contatto con la realtà e con i cittadini (almeno il PD ha le primarie, a volte fatte anche male), e sono certo che Putti, candidato a Genova con importanti risultati sia, una persona democratica e valida.

        Proprio per questo credo, che il movimento, che ha ormai una sua presenza che va aldilà del fenomeno metamediatico di Grillo, possa avviare delle assemblee per mettere in contatto le sue varie anime e creare un partito, un movimento, chiamatelo come cavolo volete, per costruire qualcosa di più omogeneo e generale. Essere soggetti al «garante» Grillo è sintomo quanto meno di immaturità se non di antidemocraticità, e palesa un grave problema di assetto organizzativo. Lo showmen non è tenuto alla coerenza, i rappresentanti di una idea o anche di una ideologia, dovrebbero essere coerenti almeno per un tratto del proprio percorso politico e culturale. In politica forma e metodo è quasi tutto. Chi non è favorevole alla difesa dell’ambiente, o che tutti possano accedere al lavoro e all’impresa? Il problema è come realizzare queste cose, con quali metodi e in quali forme. E’ facile parlare di democrazia, ma un movimento deve prevedere la circolazione d’idee e un dibattito, poi magari si approva un’idea piuttosto di un’altra, ma non è possibile che se la mia idea non piace a Grillo io vengo messo alla porta. Non è possibile proporre una parità tra le persone e poi dare del frocio ad un avversario. E’ segno di una subcultura inquietante. Detto questo su alcune cose del suo programma sono d’accordo. Due legislature e poi a casa, chi è indagato o peggio ha una condanna penale non può essere candidato al Parlamento. Sono solo degli esempi, su altre molto meno, esempio l’Europa. Chi è contro l’Europa o è disinformato, o è in mala fede, o è folle. Lo dico senza arroganza ma nella consapevolezza che è in corso una guerra mondiale (per ora non ancora militare) e che grazie all’antieuropeismo di alcuni governanti, in testa la Merkel, la stiamo perdendo. La cura Monti, pesantissima e per alcuni aspetti criticabile è quella che dovrebbe, certo in un quadro europeo diverso, salvare l’Italia dalle attuali sabbie mobili. Certo è una cura che fatica a dare i suoi frutti anche a causa dei partiti presenti in Parlamento che chiusi nei loro egoismi e privilegi intralciano l’opera riformatrice dell’attuale capo dell’esecutivo. E’ un altro caso di miopia, che ci sta conducendo alla rovina, salvo che non ci sia finalmente una presa generale di responsabilità. Debbo dire che storicamente il nostro amato Paese non ha quasi mai offerto grandi prove di responsabilità e del resto la nostra politica, per certi versi, e su questo bisognerebbe riflettere, somiglia alla nostra società. Mussolini non è nato dal nulla, come del resto Berlusconi e prima di lui Craxi.

        Veleno

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